Corriere della Sera

L’urlo di Tardelli «Calcio da rifare»

«Bene giocare, ma non mi vanno né i playoff né l’algoritmo Mi candido al sindacato Aic, ormai un centro di potere I soldi siano gestiti diversamen­te, tutelerò i più deboli»

- Alessandro Bocci © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Marco Tardelli, campione del Mondo nell’82, l’uomo dell’urlo Mundial, centrocamp­ista irripetibi­le che con la Juventus ha vinto tutto, cosa le ha insegnato questo lunghissim­o lockdown?

«Siamo cambiati. Mi sento più paziente e riflessivo. Ma so che faremo presto a dimenticar­e». Il calcio litigioso invece non è cambiato per niente.

«Chi lo ama è contento che stia per riaccender­si. I tedeschi hanno studiato come fare e subito l’hanno messo in pratica. Noi, invece, abbiamo perso tempo a litigare e non abbiamo offerto un bello spettacolo, soprattutt­o all’estero. Ora per fortuna si ricomincia e cerchiamo di godercelo». Come se lo aspetta? «Diverso mancherà perché l’anima. senza i Lo tifosi confesso, sono curioso. Sarà un campionato nuovo, incerto, con molte incognite. E nel momento in cui si giocherà in continuazi­one ci sarà il rischio di qualche infortunio di

Sull’aic È piena di clientele e parentopol­i Tommasi? Ci siamo parlati tanto, ma non ci siamo detti mai niente

Sulla Figc Spero che si arrivi in fondo senza altri stop. Favorevole al risultato sul campo, non mi piace l’algoritmo

troppo. Le cinque sostituzio­ni sono una bella idea: una responsabi­lità per gli allenatori che avranno la possibilit­à di incidere più del solito. Spesso saranno decisivi». Ha seguito le ultime vicende tra Figc e Lega?

«Spero che si arrivi in fondo senza ulteriori interruzio­ni. Sono favorevole al risultato sul campo e non all’algoritmo. E non mi piacciono neppure playoff e playout».

Perché ha deciso di candidarsi alla presidenza dell’assocalcia­tori?

«Non sono ancora candidato. O meglio, lo ero prima del coronaviru­s, ma adesso devo ripresenta­rmi alla prossima assemblea. Lo faccio perché credo che l’aic in questi anni abbia commesso parecchi errori. Ha rinunciato a fare sindacato, più impegnato a fare politica che a tutelare gli interessi di chi ha bisogno. Io non voglio governare i calciatori, voglio aiutarli».

Ma i suoi ex colleghi non sempre sono usciti benissimo da questa storia. Il rifiuto di giocare alle 16.30 non è stato accolto bene dall’opinione pubblica.

«Quella è stata una battaglia sbagliata. Ma si è parlato più di questa storia che di altre importanti come i contrat

Sulla Juve La Juventus è più forte perché ha una rosa più forte. Ma questa Lazio è una bellezza e ha giocato meglio

Voglio fare una battaglia per far passare il profession­ismo tra le donne. La Lega di serie A e i calciatori devono contare di più Tommasi avrebbe voluto un solo candidato

ti in scadenza. Un argomento scottante che andava risolto per tempo. E invece non è ancora stato fatto con tutte le incertezze del caso. Mi sembra che i calciatori siano stati un po’ isolati e lasciati soli. Il sistema li considera viziati, ma non bisogna scordare che sono loro i protagonis­ti e che, alla fine, andando in campo si prendono anche dei rischi». Torniamo all’aic.

«È diventato un centro di potere, pieno di cose che non mi piacciono, clientele e parentopol­i, con una gestione opaca e poco trasparent­e. Senza contare che ha perso contatto con il territorio».

Cosa l’ha lasciata perplessa in questa lunga trattativa sulla ripartenza?

«Che ciascuna parte in causa abbia pensato a tutelare il proprio orticello e nessuno sia riuscito a ragionare di sistema. Il calcio va riformato». Come?

«Per esempio con il profession­ismo al femminile. Sono pronto a fare una battaglia per

questo. Non basta dire che le donne devono avere gli stessi diritti e tutele degli uomini. Bisogna creare le condizioni perché il movimento femminile sia pronto ad accogliere il profession­ismo».

Le sembra giusto che la serie A, il motore del movimento, all’interno del Consiglio federale conti così poco?

«Ci sono molte cose ingiuste e questa è una di quelle. Ma anche i calciatori devono andare oltre il proprio 20%. L’aic deve avere una posizione più rilevante e prendersi un ruolo che oggi non ha più».

La Figc ha creato il fondo salva calcio distribuen­do soldi anche ai calciatori.

«Il Fondo è una buona idea ma l’aic non può prendersen­e il merito per fare campagna elettorale, né limitarsi a beneficiar­ne. L’associazio­ne ha da sola le risorse per aiutare il calcio di base e i più deboli. Però i soldi deve gestirli in maniera diversa. È giusto fare degli investimen­ti immobiliar­i e patrimonia­lizzare l’associazio­ne, ma in certi momenti sarebbe meglio avere un palazzo in meno e usare le risorse per dare cento stipendi in più». Che sindacato sarà se Tardelli vincerà le elezioni?

«Che aiuta e si occupa dei calciatori meno tutelati. Non solo degli orari degli allenament­i e dei diritti d’immagine delle superstar della Serie A. Voglio dare risposte e offrire chiarezza». E il taglio degli stipendi?

«È stato gestito male. Alla fine ognuno è andato in ordine sparso. E invece l’aic doveva seguirlo per tutti. Il vice presidente Calcagno tempo fa mi ha dato dello sciacallo perché ero intervenut­o sull’argomento, dicendomi cose gravi, da querela. Gli rispondo che vada a controllar­e cosa avviene tra i Dilettanti. Certi delegati fanno campagna elettorale anziché occuparsi dei problemi. Al momento opportuno vi mostrerò di cosa sto parlando». Ma con Tommasi si è mai confrontat­o?

«Prima del coronaviru­s sei volte. Lui però voleva un candidato unico. In sostanza ci siamo parlati tanto, ma non ci siamo detti mai niente».

L’ultima domanda sul campionato. Chi è la favorita?

«La Juventus è più forte perché ha una rosa più forte. Ma la Lazio è una bellezza e sino adesso ha giocato meglio. Sarà incerto perché si giocano tante partite ravvicinat­e, senza tifosi e con il caldo. Di sicuro me lo immagino emozionant­e».

 ??  ??
 ??  ??
 ?? (Ansa) ?? Il gesto-cult
Il celebre urlo di Marco Tardelli nel 1982 al Mondiale spagnolo, dopo il gol del 2-0 nella finale con la Germania. Sopra, nella foto grande, Tardelli oggi a 65 anni
(Ansa) Il gesto-cult Il celebre urlo di Marco Tardelli nel 1982 al Mondiale spagnolo, dopo il gol del 2-0 nella finale con la Germania. Sopra, nella foto grande, Tardelli oggi a 65 anni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy