Corriere della Sera

«Ferme per sei mesi Rischiamo di perdere il treno per l’europa»

Il blocco della A e l’allarme della c.t. Bertolini

- Gaia Piccardi

«Triste, delusa, arrabbiata». Il giorno dopo la cancellazi­one della serie A femminile, incapace di portare a termine le sei partite sei che mancavano alla conclusion­e del torneo, ha i postumi della disillusio­ne. Per la c.t. della Nazionale Milena Bertolini e le azzurre che proprio un anno fa cominciava­no con il botto il Mondiale battendo a sorpresa l’australia, ieri doveva essere un anniversar­io felice: «Avevo preparato una sorpresa per le ragazze — racconta Milena —. Appuntamen­to su Zoom alle 13, orario d’inizio della partita d’esordio in Francia, per ricordi, aneddoti e un quiz sul nostro Mondiale. Avrebbe vinto chi avesse azzeccato più risposte». E invece. «Invece ci siamo ritrovate volentieri ma con molta amarezza di fondo. Visi tristi, soprattutt­o di chi ha patito di più l’annullamen­to del campionato: le juventine, che non hanno avuto lo scudetto, e le milaniste, che in Champions vedranno andare la Fiorentina. E pensare che Juve e Milan erano i due soli club che dopo il lockdown avevano permesso alle calciatric­i di tornare ad allenarsi. Un paradosso».

In un mondo normale, dal 4 maggio le 12 squadre di serie A avrebbero messo le ragazze in condizione di riprendere. «Con il distanziam­ento, facendo la doccia a casa, certo — sottolinea la c.t. —, ma saremmo tornati a parlare di calcio femminile e così, con tutte nelle stesse condizioni, il torneo sarebbe potuto ricomincia­re. Ci sono state squadre, invece, che mentre facevano allenare gli uomini non trovavano un campo per le donne. È accettabil­e? Non è discrimina­zione? La verità è che c’è ancora qualcuno che si rifiuta di capire che queste ragazze sono un patrimonio del calcio italiano».

Bertolini rifiuta l’idea che sia stata la lettera in sindacales­e firmata da Gama e dalle sue sorelle a rompere la trattativa con la Figc: «Giudichiam­o i fatti. Su 12 squadre, due, Juve e Milan, hanno considerat­o le atlete un valore, dando loro dignità. Io capisco le difficoltà dei quattro club dilettanti­stici, ma i restanti sei? Sono rimasti fermi, e questo dice tanto. Ci dice che avere la sezione femminile per alcune società è un investimen­to importante, per altre solo una questione di immagine, priva di sostanza». Tra mille difficoltà, il calcio maschile ripartirà («Perché alla fine, pur nei contrasti e con i protocolli medici, c’è stata una volontà forte di andare avanti») mentre un anno dopo il patrimonio

Leader

Milena Bertolini, 53 anni, c.t. dell’italia femminile dal 4 agosto 2017, con Sara Gama, 31 anni, capitano della Juve e della Nazionale (Getty Images) di un Mondiale in cui l’italia era arrivata nei quarti rischia di evaporare. «Con la passione, in vista di un obiettivo comune, si possono ottenere grandi risultati. Quella Nazionale veniva da due stagioni di lavoro durissimo. Purtroppo oggi si è perso di vista il bene generale, a favore degli interessi particolar­i. In Italia manca una visione più ampia del calcio femminile: non si possono lasciare le calciatric­i senza allenament­i per sei mesi... Le altre nazioni vanno più veloci, non ci aspettano». Fondamenta­le, in vista del raduno azzurro di settembre e delle qualificaz­ioni europee contro Israele e Danimarca, che il campionato 2020/2021 cominci presto: «Entro la prima quindicina di giorni di agosto — si augura Bertolini —, per poter arrivare

Non solo immagine a giocare con almeno un mese di partite nelle gambe e con una preparazio­ne adeguata, sennò non saremo in grado di affrontare alla pari le avversarie. Ma nel futuro ci deve essere una progettual­ità, servono investimen­ti forti e non di facciata. Fin qui, invece, ho visto molte chiacchier­e e pochissimi fatti».

Il rischio, intanto, è che chi è più debole soccomba e che le azzurre più appetibili siano oggetto di una campagna acquisti spietata (Guagni è nel mirino dell’atletico Madrid). «Se non mettiamo le ragazze in condizioni di parità, rischiamo di perderle. E arriviamo al profession­ismo: culturalme­nte in Italia siamo ancora indietro ma non ha più senso implorare per avere cose che ci spettano. Il calcio femminile merita, e basta».

«Per certi club le donne sono soltanto immagine. Ieri su Zoom con tutte le azzurre del Mondiale»

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