«In quella Rsa c’è stato il buio totale»
Dimesso per una polmonite, l’ospedale aveva suggerito alle figlie di portare il padre in una Residenza socio assistenziale per anziani, per sottoporlo a riabilitazione funzionale-motoria. Ma il periodo, tra fine febbraio e l’inizio di marzo, era forse il meno indicato: dopo il ricovero, dalla casa di riposo non erano più arrivate notizie, fino all’aggravarsi della situazione e al decesso, poco dopo, in ospedale. È una storia tragica quella di Antonio Lorenzon, scomparso a 84 anni, segnalata dalle due figlie Alessandra e Federica, da Bedizzole, in provincia di Brescia: ieri erano entrambe fuori dalla Procura di Bergamo, hanno aderito al comitato «Noi Denunceremo» per presentare il loro esposto, che con ogni probabilità sarà trasferito per competenza territoriale ai magistrati del loro capoluogo di provincia.
«Dopo una polmonite papà era stato dimesso dall’ospedale il 26 febbraio — racconta la figlia Alessandra —. L’avevamo poi trasferito in una Residenza socio assistenziale della nostra zona, su suggerimento dei medici, ma la situazione si è rivelata davvero diabolica. Subito erano iniziate le restrizioni, non potevamo più andare a trovarlo, non ci venivano segnalati una serie di episodi di febbre di cui venivamo a conoscenza indirettamente. Insomma, il buio più totale, salvo alcune videochiamate in cui potevamo vederlo. E lui ogni tanto ci faceva telefonate strazianti, perché raramente poteva ricaricare il cellulare. Una situazione davvero difficile».
Il 15 marzo la chiamata preoccupante: «Ci hanno avvisato dalla Rsa — prosegue la figlia Alessandra — che la febbre di papà era salita molto e, anzi, che la struttura stava aspettando già l’arrivo dell’ambulanza. I soccorritori l’avevano portato in ambulanza al Pronto soccorso dell’ospedale di Gavardo. A mezzanotte e 29 minuti del 18 marzo siamo state avvisate dal Pronto soccorso, con una telefonata breve, che mio padre era morto». Le due figlie vogliono chiarezza: «Per troppi giorni non abbiamo avuto una storia clinica a disposizione, molto spesso non è stato possibile comunicare con lui. Denunciamo perché vogliamo una verità, sulle ragioni che hanno portato a questo abbandono e alla scomparsa di nostro padre».