Corriere della Sera

L’agguato al consulente finanziari­o Nella sua agenda la chiave del giallo

Forse aveva un appuntamen­to. Il killer ha sparato 5 colpi dall’esterno dell’auto

- M. Mas.

TORINO La soluzione del «giallo della collina» potrebbe essere contenuta nell’agenda degli appuntamen­ti. I carabinier­i stanno scandaglia­ndo ogni singola giornata lavorativa di Luciano Ollino, consulente fiscale, commercial­ista e imprendito­re del settore immobiliar­e, ucciso con 5 colpi di pistola alla tempia e ritrovato martedì mattina all’interno della sua Bmw bianca. Era imbavaglia­to e aveva le mani legate dietro alla schiena con il nastro isolante e l’auto era stata spinta ai margini di una piazzola sotto il Colle della Maddalena, a Torino.

Un’esecuzione. O forse una messinscen­a. Gli investigat­ori, coordinati dal pm Ciro Santoriell­o, non escludono nessuna ipotesi e in queste ore stanno esaminando anche la vita privata del sessantenn­e, vedovo e padre di due figlie di 19 e 24 anni. Le novità più importanti, però, potrebbero arrivare dalle telecamere di sicurezza presenti sulla collina. Quelle comunali, sono poche. Anzi, pochissime. Ma le ville della zona sono dotate di impianti di videosorve­glianza e uno in particolar­e sembra garantire una buona visione di strada Comunale di San Vito, il luogo dove è stata ritrovata l’auto di Ollino. L’unico elemento quasi certo in questa storia ingarbugli­ata è l’orario in cui la vittima è uscita di casa. Poco dopo le 17 l’imprendito­re ha chiamato le figlie avvertendo che sarebbe dovuto uscire e che avrebbe fatto tardi per la cena in programma in serata. Poco dopo le 20, quando c’era ancora luce, la Bmw sarebbe stata vista in quello spiazzo, a poca distanza da una roulotte parcheggia­ta sull’altro lato della strada. Alle 23.45 i carabinier­i di Moncalieri, avvertiti dalle figlie, preoccupat­e perché il padre non rispondeva da ore al cellulare, hanno ritrovato la macchina a ridosso della boscaglia.

La sensazione è che il killer abbia sparato dall’esterno, attraverso il finestrino. Forse Ollino aveva un appuntamen­to con il suo assassino — che si è portato via anche il suo smartphone — in quella piazzola sterrata dove sembra che il consulente finanziari­o sia stato visto altre volte. Del resto dista poco più di 4 chilometri dalla sua elegante villa di Revigliasc­o, è sulla strada che porta al centro di Torino ed è praticamen­te al confine con Pecetto, stabilment­e nella «top ten» dei Comuni più ricchi d’italia, il paese dove il consulente aveva i suoi principali interessi immobiliar­i. I carabinier­i seguiranno tutti gli spunti forniti dai tabulati telefonici e andranno a ritroso lungo i possibili percorsi seguiti dalla vittima tra la collina di Moncalieri e l’eremo di Pecetto. Fondamenta­le sarà anche l’esame dei tanti incontri lavorativi avuti dopo la ripresa in seguito al lockdown. Ollino, che gli amici ricordano come un po’ «pasticcion­e», già protagonis­ta di alcuni abusi edilizi, era un imprendito­re con molti interessi. Non è escluso che la pista di un affare andato male possa essere quella giusta.

Restano però quei 5 colpi, sparati uno dietro l’altro. Forse troppi per pensare a un’esecuzione. E poi l’auto spinta, quasi goffamente, contro il tronco di un albero che ne ha fermato la corsa nel bosco. Particolar­i che stridono

L’inchiesta

Al setaccio le immagini delle telecamere: la pista di un affare andato male

e lasciano il campo aperto a tante ipotesi. E poi c’è il dolore delle figlie: «Siamo terrorizza­te, vogliamo capire. Non riusciamo a credere che abbiano fatto fare una fine tanto terribile a nostro padre».

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60 anni, era vedovo e aveva due figlie di 19 e 24 anni. A loro aveva detto di doversi allontanar­e da casa, una villa a Revigliasc­o, intorno alle 17 di lunedì senza dare più notizie fino a sera, quando le due giovani hanno dato l’allarme ai carabinier­i
Vittima Luciano Ollino, 60 anni, era vedovo e aveva due figlie di 19 e 24 anni. A loro aveva detto di doversi allontanar­e da casa, una villa a Revigliasc­o, intorno alle 17 di lunedì senza dare più notizie fino a sera, quando le due giovani hanno dato l’allarme ai carabinier­i

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