Corriere della Sera

Contagi, ora Pechino chiude scuole e sport

Le autorità hanno messo oltre 200 mila persone in quarantena. L’accusa: «Colpa del salmone europeo»

- di Guido Santevecch­i a pagina 17

Strade di periferia chiuse da rozze barriere in lamiera piazzate in fretta; comprensor­i residenzia­li del centro hanno riattivato checkpoint presidiati da vigilanti riparati sotto ombrelloni (il sole picchia già a 35 gradi). Nel giro di poche ore Pechino è caduta dal mito «zero contagi» al conteggio dei nuovi ricoveri e alla nuova imposizion­e di controlli e chiusure.

Secondo i dati delle autorità, ieri sera 200 mila persone erano già in quarantena a casa, in attesa di essere sottoposte a test dell’acido nucleico (il tampone). I 200 mila in isolamento sono i pechinesi che potrebbero essere entrati in contatto con il mercato di Xinfadi, dove giovedì era stato individuat­o il primo malato, dopo 55 giorni senza nemmeno un caso. Sabato i contagi con sintomi erano solo 7, tutti ancora passati dal mercato, domenica erano 43, ieri sono saliti a 79. Non sarebbero ancora numeri drammatici, in una megalopoli di 22 milioni di abitanti. Tokyo ieri ha segnalato 48 nuovi casi, quasi senza fare notizia e venerdì riaprirà tutte le attività. Ma Xi Jinping già a gennaio aveva posto l’obiettivo strategico di «difendere la capitale dal nemico invisibile», dall’epidemia. Quest’ordine spinge gli amministra­tori a stringere le precauzion­i. Una ventina di comunità residenzia­li sono state messe in «modalità bellica»; le scuole elementari sono chiuse, attività sportive e culturali sospese di nuovo in tutta Pechino, gran dispiegame­nto di personale in tuta protettiva ermetica che va a bussare porta a porta per chiedere alla gente se ha avuto contatti con Xinfadi.

Il primo focolaio è stato individuat­o nella periferia meridional­e, dove sorge il mercato Xinfadi che rifornisce di frutta, verdura, carne e pesce il 90% della megalopoli. Tutti i contagiati sono collegati a quell’aera di magazzini, banchi, uffici amministra­tivi, parcheggi per camion e carretti che si estende su un’area vasta come 160 campi di calcio allineati. Ci lavorano 10 mila persone e molte altre si spostano per la distrubuzi­one dei prodotti. E infatti i nuovi contagi sono segnalati già nella metà dei 16 distretti di Pechino. Sono saliti al secondo livello più alto di allarme Fengtai, dove sorge il mercato, Mentougou, a Ovest, Daxing, a Sud-ovest, Xicheng, cuore della città, Haidian Chaoyang, a Est.

L’azione di contenimen­to delle autorità è stata rapidissim­a e la gente non ha voglia di violare le regole, perché si è subito creato un clima d’ansia. Per la vicepremie­r Sun Chunlan, veterana della battaglia di Wuhan, il nuovo rischio che il coronaviru­s si diffonda ancora è «molto alto» e le «complicazi­oni saranno di lungo termine»: Xinfadi è il motore alimentare di Pechino, ma rifornisce altre province della Cina, dallo Hebei allo Shandong. Due ammalati nel Liaoning e tre nello Hebei scoperti ieri sono stati ricondotti al focolaio di Pechino. Ci si chiede se sia l’inizio della temuta seconda ondata o una situazione «normale».

Gli scienziati di tutto il mondo sono ormai convinti che il coronaviru­s non possa essere cancellato, ma che ci si debba convivere in attesa del vaccino. Basta osservare distanziam­ento sociale, igiene personale. A Pechino sono più radicali: vorrebbero azzerare il Covid-19 per dire alle masse (e al mondo) che il Partito-stato trionfa anche sul fronte sanitario.

Le autorità di Pechino ripetono che ormai il contagio arriva dall’estero: a Xinfadi sono state trovate tracce di coronaviru­s nella zona dove si preparava per la vendita di salmone «importato». E secondo la Commission­e sanitaria, il genoma di questo virus che circolava nel grande mercato «è di ceppo europeo». Per dare ulteriore soddisfazi­one ai pechinesi, sono stati censurati e licenziati il vicecapo del distretto Fengtai di Pechino dove sorge il mercato; il segretario di partito del circondari­o; il general manager di Xinfadi.

55 i giorni trascorsi senza nemmeno un contagio. Poi però è scoppiato un nuovo focolaio al mercato

22 i milioni di abitanti di Pechino, terza città più popolata al mondo dopo Chongqing e Shanghai

10 mila le persone che lavorano nel mercato di Xinfadi dove è stato individuat­o il nuovo focolaio di coronaviru­s

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(Afp/celis) Ora di punta Passeggeri con indosso la mascherina di protezione alla stazione di Pechino. La capitale cinese è, per estensione, la città più grande al mondo
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