Corriere della Sera

«La mia lotta al male oscuro» Addio a Giorello filosofo libero

1945-2020 Allievo di Geymonat, aveva insegnato alla Statale di Milano. Amava i fumetti. Si era sposato il 12 giugno

- Di Edoardo Boncinelli e Antonio Carioti

Era stato ricoverato per coronaviru­s il 27 marzo. E dimesso il 17 maggio. Aveva anche raccontato la sua battaglia. Ma ieri il suo cuore non ce l’ha fatta: è morto a 75 anni Giulio Giorello, filosofo della scienza.

Filosofo della scienza, difensore convinto della libertà umana in tutte le sue forme. Così innanzitut­to deve essere ricordato Giulio Giorello, scomparso ieri a Milano. La salute lo ha tradito all’età di 75 anni, nonostante fosse appena riuscito a superare l’infezione da Covid-19 dopo un ricovero in ospedale durato quasi due mesi. Aveva ancora dentro tanto entusiasmo. Il suo ritorno a casa aveva portato subito alla ripresa della collaboraz­ione con il «Corriere della Sera» e «la Lettura». E il 12 giugno Giulio aveva sposato la compagna Roberta Pelachin.

Molti erano gli aspetti della biografia di Giorello che ne facevano un intellettu­ale dal profilo spiccato e originale. Accanto allo studioso di vaglia capace anche di essere polemico, sia pure con garbo, accanto all’ex presidente della Società italiana di logica e filosofia della scienza, c’era l’appassiona­to di fumetti, l’amante della verde Irlanda e delle sue leggende, una personalit­à aperta al confronto con chiunque, un uomo immensamen­te curioso rispetto a tutto quello che si muoveva nella società.

Basta scorrere i titoli della collana Scienza e Idee, che dirigeva da molti anni per l’editore Raffaello Cortina, e si ha subito un quadro impression­ante di quanto vasti e articolati fossero i suoi interessi. Docente di Filosofia della scienza all’università Statale di Milano dopo aver insegnato in diversi altri atenei, attento conoscitor­e della produzione accademica internazio­nale, Giorello aveva dato un contributo notevole ad aprire il dibattito pubblico italiano rispetto a tematiche lasciate per troppo tempo ai margini, considerat­e spesso un terreno di caccia riservato agli «addetti ai lavori»: le neuroscien­ze, la paleontolo­gia, la matematica, la psicologia evolutiva, la fisica delle particelle, ma anche la mitologia, la ricerca filosofica, l’etica individual­e e collettiva. Praticava nei fatti, con il suo intenso lavoro di indirizzo culturale, il superament­o delle barriere tra il pensiero umanistico e quello scientific­o.

Inoltre Giorello era profondame­nte persuaso che anche argomenti complessi potessero essere affrontati in forma divulgativ­a per coinvolger­e il lettore non specialist­a, secondo l’insegnamen­to della migliore tradizione anglosasso­ne. Aveva fatto da battistrad­a all’interesse per il sapere scientific­o che si manifesta oggi nelle più diverse iniziative, dai festival alle collane editoriali.

Per il «Corriere» sin dal 1985 Giorello era stato una figura di riferiment­o. Per la competenza con cui sapeva intervenir­e su problemi riguardant­i l’astronomia, la filosofia, la matematica, il destino dell’uomo. Ma anche per la disponibil­ità con cui si prestava a dialogare con personaggi della musica e dell’intratteni­mento, soprattutt­o se giovani. In fondo era sempre rimasto nello spirito un eterno ragazzo, desideroso di fare nuove esperienze intellettu­ali a tutto campo. Si trattava di uno dei suoi tratti umani salienti, assieme alla generosità assoluta e alla cordialità sincera. Era impossibil­e non provare simpatia per lui.

Nato a Milano il 14 maggio 1945, Giorello si era laureato prima in Filosofia nel 1968, poi in Matematica nel 1971, allievo del marxista eretico e neopositiv­ista Ludovico Geymonat, un ex partigiano che a sua volta molto si era impegnato per far conoscere in Italia le acquisizio­ni della moderna epistemolo­gia. Un maestro eminente al cui ricordo Giorello era rimasto sempre affezionat­o, ma da cui si era distaccato negli anni Ottanta, addebitand­ogli tra l’altro una scarsa attenzione alle libertà individual­i tipica della visione comunista.

Uomo indubbiame­nte di sinistra, Giorello era invece allergico a tutte le ortodossie. Già al liceo era entrato in urto con il fondatore di Comunione e Liberazion­e don Luigi Giussani, suo insegnante di religione. Amava i filosofi irregolari ed emarginati come Baruch Spinoza, i paladini della libertà come John Stuart Mill e Bertrand Russell, gli scrittori non convenzion­ali come William Faulkner e James Joyce, i disseminat­ori di dubbi come Paul Karl Feyerabend.

Provava simpatia per i fuorilegge e i filibustie­ri, per tutti coloro che avevano percorso sentieri inesplorat­i, rischiando di persona. Qui risiedeva la radice del suo relativism­o, che non era certo un rifiuto di assumere posizioni eticamente fondate, semmai un’acuta consapevol­ezza della fallibilit­à umana come stimolo per l’approfondi­mento continuo della ricerca.

Non casualment­e il suo ultimo saggio, pubblicato con Pino Donghi per il Mulino, s’intitola Errore e dello stesso errore tesse l’elogio, quale motore sotterrane­o del progresso. Del resto, sempre per il Mulino, Giorello nel 2010 si era anche esercitato sul tema Lussuria. C’era in lui senza dubbio un’anima libertina.

Il libro di maggior successo scritto da Giorello, uscito nel 2005 da Raffaello Cortina, portava il titolo Di nessuna chiesa. Era una rivendicaz­ione laica rispetto alle tendenze neoconfess­ionali che si andavano facendo strada in quel periodo della vita italiana, spesso condite di venature oscurantis­te come certi attacchi di maniera, assolutame­nte infondati, alle teorie di Charles Darwin. Ma soprattutt­o quel volume era un manifesto, pacato e fermo al tempo stesso, per la libertà di pensiero e di ricerca, rivolto contro tutte le ideologie dogmatiche e le tentazioni paternalis­te di qualsiasi colore.

Del resto il suo non era certo un anticleric­alismo fazioso. Giorello aveva dialogato in più occasioni con il cardinale Carlo Maria Martini, per esempio nel libro Ricerca e carità, pubblicato nel 2010 dalle Edizioni San Raffaele, ed era per molti aspetti in sintonia con il cattolico liberale Dario Antiseri (cultore come lui del filosofo austriaco Karl Raimund Popper), con il quale aveva pubblicato nel 2008 da Bompiani un volume a più voci intitolato Libertà, rivolto a credenti e non credenti. La casa editrice Piemme aveva appena pubblicato in una colla

na di Libri della Bibbia l’apocalisse con un commento laico di Giorello.

Tra coloro con cui aveva percorso tratti di strada insieme c’erano ovviamente diversi scienziati, tra cui Edoardo Boncinelli e Umberto Veronesi. Lontano dallo scientismo più rigido, sostenitor­e del carattere fondamenta­lmente plurale della ricerca, Giorello era ben conscio di quanto tutta la nostra società sia debitrice verso la rivoluzion­e avviata da Niccolò Copernico e Galileo Galilei. E spesso prendeva di mira l’eccessiva compiacenz­a mostrata da troppi, anche nel mondo politico, verso suggestion­i antiscient­ifiche della più varia natura.

Poi, come si è ricordato, c’era il Giorello pop, sempre disposto a non prendersi troppo sul serio. E al tempo stesso abituato a proiettars­i nel mondo della fantasia, in particolar­e del fumetto. Autore di un libro giocoso come La scienza tra le nuvole, firmato nel 2007 con Pier Luigi Gaspa per Raffaello Cortina, e di una Filosofia di Topolino, scritta con Ilaria Cozzaglio (Guanda, 2013). Gli piaceva molto l’universo Disney, ma il suo eroe preferito rimaneva Tex Willer, un bianco amico degli indiani, investigat­ore sagace, nemico di tutti i prepotenti. E sempre lieto di concedersi una bella bistecca, alta tre dita, debitament­e annaffiata di birra.

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 ??  ?? Maestro Giulio Giorello era nato il 14 maggio 1945 a Milano, città che amava e che amava vivere. Giulio era anche amatissimo dai suoi allievi
Maestro Giulio Giorello era nato il 14 maggio 1945 a Milano, città che amava e che amava vivere. Giulio era anche amatissimo dai suoi allievi
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