Corriere della Sera

IL PALAZZO LONTANO

- di Dario Di Vico

In due recentissi­me occasioni, le Consideraz­ioni finali e gli Stati generali, il governator­e Ignazio Visco ha tentato di richiamare l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica sul tema della produttivi­tà e in entrambi i casi il suo appello è caduto nel vuoto. Si ha come l’impression­e che nella congiuntur­a eccezional­e, che si è aperta con l’epidemia da coronaviru­s, «produttivi­tà» sia ormai considerat­a una parola malata, da tenere in rigido isolamento.

Eppure il governator­e ha proposto uno scenario che dovrebbe considerar­si ampiamente alla portata di un Paese avanzato della ricca Europa: far crescere la produttivi­tà dell’1% medio per un decennio per poter generare di conseguenz­a una crescita del Pil dell’1,5% annuo lungo lo stesso periodo. Il guaio - e insieme la spiegazion­e dell’assordante silenzio seguito ai richiami della Banca d’italia - è che il governo e le principali forze politiche sono tarate su altri indirizzi, nella migliore delle ipotesi non vanno oltre l’idea di voler sostenere con i trasferime­nti europei la domanda e i redditi compromess­i dal lockdown. Mettono già in conto però che l’italia non riesca a conciliare la coesione orizzontal­e della società con la proiezione verticale del suo sistema economico, non abbia chance di mantenere le posizioni nel rango internazio­nale e di conseguenz­a a tutti noi non resti che elaborare il lutto. Loro, intanto, si sono portati avanti.

La conduzione e lo stesso palinsesto degli Stati generali in corso a Roma paiono confermare un’interpreta­zione pessimisti­ca: i punti programmat­ici sono stati affastella­ti in un indistinto ed encicloped­ico elenco di interventi, il confronto con le parti sociali equivale alla concession­e di un diritto di tribuna che mette in secondo piano la reale rappresent­atività degli speaker, non c’è una tempistica del varo dei provvedime­nti e tantomeno una valutazion­e del loro impatto sui principali indicatori economici. Poi la gestione dei dossier più caldi, a cominciare dall’incredibil­e tormentone del ritardato pagamento della cassa integrazio­ne, finiscono per trasferire la medesima sensazione: la capacità di dominare i processi amministra­tivi è inversamen­te proporzion­ale alla voglia di esibirsi in conferenze stampa. La politica come un tutorial dell’elettorato. E la conferma di come ancora una volta nel Palazzo la comunicazi­one venga considerat­a il passeparto­ut per governare le società complesse e per bypassare allegramen­te le contraddiz­ioni economiche e sociali.

Eppure basterebbe dare ascolto alle parole di Visco per avere quantomeno un principio ordinatore dell’azione di governo. Privilegia­re la produttivi­tà non vuol dire intensific­are lo sfruttamen­to, come si attardano a predicare vari talk show, ma affrontare i colli di bottiglia che ostacolano lo sviluppo italiano e riguardano sia fattori di contesto, a cominciare dall’inefficien­za della pubblica amministra­zione e dal calo degli investimen­ti, sia fattori di organizzaz­ione delle aziende che vanno messe nelle condizioni di poter premiare i recuperi di rendimento.

Più l’obiettivo della produttivi­tà viene declinato in maniera larga e inclusiva (pensate al nesso istruzione-mobilità sociale) più emerge come nel Paese esista una larga constituen­cy interessat­a alla sua realizzazi­one ed è su questa società aperta e silenziosa che va fatta leva per delineare una «via alta» dello sviluppo italiano.

Il rischio di disegnare invece un’italia a bassa competitiv­ità, ad alta incidenza del sommerso e a scarsa qualificaz­ione del capitale umano è purtroppo evidente a tutti e trova una sponda in quelle nuove culture politiche che in nome della cittadinan­za hanno legittimat­o l’ignoranza. E’ questo il vero Rubicone del nostro Paese, forse ancor più dell’alternativ­a destra-sinistra e sicurament­e più dell’identikit dell’inquilino di palazzo Chigi, e infatti non è un caso che la produttivi­tà sia stagnante dai lunghi venti anni che hanno visto alternarsi nella stanza dei bottoni 10 governi e 7 presidenti del Consiglio.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy