Corriere della Sera

Il Pd avverte: «Ora scelte condivise»

I dem chiedono a Conte uno scatto. I timori per la crisi 5 Stelle. Ma Franceschi­ni: non vedo grandi rischi

- Monica Guerzoni

ROMA La crisi del M5S, Nicola Zingaretti e compagni l’avevano messa nel conto dall’inizio. Il segretario si aspettava che prima o poi le diverse anime dei 5 Stelle sarebbero arrivate sull’orlo della scissione. Eppure, per quanto la preoccupaz­ione sia alta, al vertice del Pd prevale la convinzion­e che Conte reggerà l’urto.

Raccontano i dem che in consiglio dei ministri il capo delegazion­e Franceschi­ni abbia tranquilli­zzato i colleghi, dicendo di non vedere «grandi rischi» all’orizzonte. E Zingaretti — che ieri in Direzione ha chiuso il suo primo bilancio con un attivo di 682 mila euro dopo anni di rosso, grazie al tesoriere Luigi Zanda — ha spronato i parlamenta­ri: «Questo governo deve andare avanti, realizzand­o fatti con ancora maggiore concretezz­a e velocità». Un incoraggia­mento a Giuseppe Conte, che in controluce rivela un monito. I dem sono stanchi di portare il peso di un appoggio incondizio­nato al premier, temono

Zingaretti Avremo decine e decine di miliardi da investire sul futuro. L’importante è spenderli bene e presto prima o poi di pagare un conto salato nelle urne e chiedono, per dirla con Dario Nardella, un «colpo di reni».

Il segretario ha offerto una sponda al premier, spazzando via il sospetto che abbia costruito gli Stati generali come una passerella per se stesso: «Grazie all’iniziativa italiana avremo decine e decine di miliardi da investire sul futuro. L’importante è spendere bene questi fondi, in fretta e in una visione condivisa del sistema Paese». Poi però il leader ha auspicato che arrivi presto «il tempo delle scelte che, dopo un confronto, saranno più condivise». Insomma, basta con le fughe solitarie in avanti, perché la pazienza del Nazareno

non è infinita.

A preoccupar­e il Pd, oltre al Mes, alla legge elettorale e ai decreti in scadenza, sono le mosse di Di Battista. Se alla Camera l’ex deputato «non ha grande seguito», al Senato può far leva sulla frustrazio­ne di chi è rimasto fuori dal governo: anche per questo Conte sta provando a schivare un voto sul Mes. Per i dem la debolezza più grande del premier è la difficoltà di chiudere i tanti dossier aperti, da Alitalia a Ilva, da Autostrade ai decreti sicurezza. «Adesso — sospirano al Nazareno — il destino del governo è tutto nelle sue mani».

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Dem Nicola Zingaretti, 54 anni, segretario del Pd e alla guida del Lazio

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