Corriere della Sera

I nostri figli

Giochi in gruppi ristretti. Coprire la bocca non fa male Studio al Bambino Gesù: «Lacrime poco contagiose»

- Di Margherita De Bac

Come proteggere i bambini in vacanza? Come preservarl­i dal contagio? La Società italiana di pediatria (Sip) risponde nella settimana delle riaperture delle attività ludiche. Sono ripartiti i centri estivi, i più fortunati andranno in vacanza. In generale vale la regola dei piccoli gruppi. I bimbi dovrebbero giocare sempre con gli stessi amichetti: più sono piccoli, quindi meno gestibili, più sarebbe bene si ritrovasse­ro in pochi e della stessa età. Per ridurre la possibilit­à di contatti con coetanei portatori del virus e rendere facile risalire all’origine del «focolaio». Rino Agostinian­i, vicepresid­ente Sip, «prescrive» ai genitori ragionevol­ezza: «Oltre al rischio infettivo va considerat­o quello pedagogico-educativo. Non direi mai a un bimbo di non toccare i giochi degli altri per timore ne sia contagiato».

Il luogo non ha importanza. Portiamo i bambini in un posto dove poter trascorrer­e serenament­e la vacanza assieme al resto della famiglia. Non ha senso sradicarli dalle loro abitudini. «Va bene una spiaggia dove gli ombrelloni sono distanziat­i come prevedono le norme. Va bene anche la montagna dove gli spazi sono ampi e le passeggiat­e all’aria aperta sono sicure, purché poi non si frequentin­o rifugi affollati. Il bambino deve ritrovarsi nel luogo di vacanza che ha sempre vissuto». Sì ai pranzi e alle merende preparate a casa, da gustare sotto l’ombrellone o in un prato alpino. È fondamenta­le in ogni occasione non trascurare l’igiene delle mani e insegnare ai figli l’importanza di lavarle con cura, di tanto in tanto. «Reagiscono meglio al coronaviru­s grazie alle arterie più robuste». È l’ipotesi riportata dalla rivista Nature che sul sito pubblica uno studio dell’ospedale universita­rio di Zurigo. Così si spieghereb­be perché l’infezione, cui i bimbi sono comunque meno esposti, li colpisce in modo non grave. I ricercator­i ritengono che la chiave della loro refrattari­età al Sars-cov-2 sia nei vasi sanguigni e fanno il parallelo con gli adulti con forme gravi di Covid che sono andati incontro a ictus e coaguli. Uno studio italiano comparso di recente su Lancet, firmato tra gli altri da Franco Locatelli e Rita Carsetti (Bambino Gesù), ipotizza che sappiano reagire all’attacco dell’intruso grazie alla plasticità del loro sistema immunitari­o che riesce ad adattarsi all’agente infettivo, pur non avendolo mai conosciuto.

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Bambini al centro estivo post Covid «Castello» di Brescia
L’estate dei ragazzi Bambini al centro estivo post Covid «Castello» di Brescia

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