I nostri figli
Giochi in gruppi ristretti. Coprire la bocca non fa male Studio al Bambino Gesù: «Lacrime poco contagiose»
Come proteggere i bambini in vacanza? Come preservarli dal contagio? La Società italiana di pediatria (Sip) risponde nella settimana delle riaperture delle attività ludiche. Sono ripartiti i centri estivi, i più fortunati andranno in vacanza. In generale vale la regola dei piccoli gruppi. I bimbi dovrebbero giocare sempre con gli stessi amichetti: più sono piccoli, quindi meno gestibili, più sarebbe bene si ritrovassero in pochi e della stessa età. Per ridurre la possibilità di contatti con coetanei portatori del virus e rendere facile risalire all’origine del «focolaio». Rino Agostiniani, vicepresidente Sip, «prescrive» ai genitori ragionevolezza: «Oltre al rischio infettivo va considerato quello pedagogico-educativo. Non direi mai a un bimbo di non toccare i giochi degli altri per timore ne sia contagiato».
Il luogo non ha importanza. Portiamo i bambini in un posto dove poter trascorrere serenamente la vacanza assieme al resto della famiglia. Non ha senso sradicarli dalle loro abitudini. «Va bene una spiaggia dove gli ombrelloni sono distanziati come prevedono le norme. Va bene anche la montagna dove gli spazi sono ampi e le passeggiate all’aria aperta sono sicure, purché poi non si frequentino rifugi affollati. Il bambino deve ritrovarsi nel luogo di vacanza che ha sempre vissuto». Sì ai pranzi e alle merende preparate a casa, da gustare sotto l’ombrellone o in un prato alpino. È fondamentale in ogni occasione non trascurare l’igiene delle mani e insegnare ai figli l’importanza di lavarle con cura, di tanto in tanto. «Reagiscono meglio al coronavirus grazie alle arterie più robuste». È l’ipotesi riportata dalla rivista Nature che sul sito pubblica uno studio dell’ospedale universitario di Zurigo. Così si spiegherebbe perché l’infezione, cui i bimbi sono comunque meno esposti, li colpisce in modo non grave. I ricercatori ritengono che la chiave della loro refrattarietà al Sars-cov-2 sia nei vasi sanguigni e fanno il parallelo con gli adulti con forme gravi di Covid che sono andati incontro a ictus e coaguli. Uno studio italiano comparso di recente su Lancet, firmato tra gli altri da Franco Locatelli e Rita Carsetti (Bambino Gesù), ipotizza che sappiano reagire all’attacco dell’intruso grazie alla plasticità del loro sistema immunitario che riesce ad adattarsi all’agente infettivo, pur non avendolo mai conosciuto.