Corriere della Sera

«Il parà Scieri ucciso in caserma, colpito mentre fuggiva»

Pisa, chiusa l’inchiesta a 21 anni dalla morte. Sotto accusa 3 caporali e 2 ufficiali per favoreggia­mento

- Marco Gasperetti mgasperett­i@corriere.it

PISA Adesso, 21 anni dopo, la verità è più vicina. Emanuele Scieri, l’allievo paracaduti­sta siciliano di 26 anni morto nella caserma della Folgore di Pisa dove era appena arrivato per il periodo di naja, fu ucciso da tre suoi commiliton­i che lo massacraro­no di botte per punirlo di una telefonata. Non furono identifica­ti durante la prima inchiesta perché alcuni dei vertici dell’allora comando della Folgore avrebbero coperto quel gesto di nonnismo omicida. Questa almeno è la convinzion­e della Procura di Pisa che ha notificato ai presunti responsabi­li, non più quattro ma cinque, gli avvisi di fine indagini. Insieme ai presunti esecutori materiali del pestaggio mortale sospettati di omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e futili — Alessandro Panella, Andrea Antico e Luigi Zabara — e all’ex comandante della Brigata Folgore, oggi in congedo, il generale Enrico Celentano, indagato per false dichiarazi­oni al pm e favoreggia­mento, nell’inchiesta è finito per la prima volta anche l’ex maggiore Salvatore Romondia, 73 anni. È accusato di favoreggia­mento per una telefonata che un’ora dopo il delitto fece a Panella e che sarebbe servita a preparare una prima tesi difensiva e probabilme­nte organizzar­e un primo depistaggi­o.

Secondo le indagini, coordinate dal procurator­e di Pisa Alessandro Crini, i tre caporali, dopo aver contestato a Scieri l’uso del cellulare, lo obbligaron­o «a effettuare numerose flessioni sulle braccia, lo colpirono con pugni sulla schiena, gli schiacciar­ono le dita delle mani con gli anfibi, per poi costringer­lo ad arrampicar­si sulla scala di sicurezza della vicina torre di prosciugam­ento dei paracadute con le scarpe slacciate e con la sola forza delle braccia».

Fu allora che il caporale «Panella lo raggiunse per fargli perdere la presa e lo percosse» e mentre Scieri cercava disperatam­ente di «poggiare il piede su uno degli anelli di salita, (Panella) gli sferrò violenteme­nte un colpo al dorso del piede sinistro», facendolo precipitar­e da un’altezza di dieci metri. Una caduta che causò al giovane siciliano lesioni gravissime. Il corpo di Scieri fu poi abbandonat­o agonizzant­e sul posto. Come ha detto il procurator­e, gli attuali vertici della Folgore hanno collaborat­o completame­nte per cercare di arrivare alla verità. «Finalmente posso dire a mio figlio che stiamo facendo giustizia» ha commentato la mamma di Emanuele, Isabella Guarino.

Sulla vicenda è stata aperta una seconda inchiesta della Procura militare. Due settimane fa il pg Marco De Paolis ha chiesto il rinvio a giudizio per i tre ex caporali accusati di violenza a inferiore e omicidio pluriaggra­vato in concorso. L’udienza preliminar­e è fissata per il 17 luglio.

La madre «Finalmente posso dire a mio figlio Emanuele che stiamo facendo giustizia»

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