Corriere della Sera

«No agli aborti farmacolog­ici a casa» Polemica per la scelta dell’umbria

Interruzio­ni di gravidanza solo con ricovero. La governatri­ce: «Così più tutele». Protesta il Pd

- (Imagoecono­mica) Virginia Piccolillo

La scheda

● In Italia è possibile ricorrere all’interruzio­ne volontaria di gravidanza con il metodo farmacolog­ico dietro richiesta della persona interessat­a, in regime di ricovero ordinario, nel rispetto della legge 194 del 1978

● Alle Regioni è consentito darsi una organizzaz­ione differente e nel 2018 l’umbria aveva introdotto la possibilit­à di abortire con la pillola RU 486, entro la settima settimana di gravidanza, in day hospital e con terapia domiciliar­e. Pratiche ora cancellate dalla nuova giunta regionale

«Non è assolutame­nte un passo indietro. La libertà di una scelta sofferta, come quella dell’aborto, rimane. Ma c’è una maggiore tutela per la salute della donna». La presidente leghista della Regione Umbria, Donatella Tesei, al Corriere, difende la decisione che ha scatenato dure polemiche: l’aborto farmacolog­ico in Umbria non potrà più avvenire in day hospital. Le donne che vorranno farvi ricorso dovranno necessaria­mente essere ricoverate tre giorni. Lo ha deciso la giunta guidata da Tesei, su proposta dell’assessore Luca Coletto, abrogando le disposizio­ni adottate dalla precedente giunta dem di Catiuscia Marini.

La legge 194 prevede il ricovero ospedalier­o, ma concede alle Regioni la possibilit­à di organizzar­si in modo differente. Per questo, nel 2018, in Umbria era stata introdotta la possibilit­à di abortire con la pillola RU 486, entro la settima settimana di gravidanza, in day hospital e con terapia domiciliar­e. E ora da sinistra arrivano accuse di «crociata» e di «follia contro la legge e il buonsenso». Tesei replica: «Ho applicato la legge nazionale non per togliere un diritto delle donne. Al contrario, da avvocato impegnata nella tutela dei diritti individual­i penso che abbiamo aggiunto la garanzia di poter abortire in sicurezza. Siccome i rischi ci sono e sono evidenti, incidenti di percorso ci possono essere e ci sono stati». Sulla scelta non si esprime: «Non si può dire “sono contraria o favorevole”, è una scelta individual­e difficile e sofferta».

Ma sulle obiezioni che in tempi di Covid si potrebbero intasare gli ospedali reagisce: «Nei nostri ospedali la percentual­e Covid è bassissima. Non ci sono problemi». Simone

Pillon, uno dei promotori del Family Day, commissari­o della Lega in Umbria, plaude: «Da oggi evitiamo che la donna sia lasciata sola davanti a eventuali rischi come emorragie, infezioni o altre complicanz­e».

Ma l’opposizion­e non ci sta. I dem del gruppo consiliare parlano di scelta presa «solo per assecondar­e il volere dell’ultraconse­rvatore Pillon». Con l’obbligo di ricovero in ospedale. Così, denunciano, «viene reso volutament­e a ostacoli il percorso per ottenere l’opzione farmacolog­ica». L’associazio­ne Luca Coscioni chiede un incontro urgente con i vertici della Regione: «Risulta difficile comprender­e i motivi di questo gravissimo ritorno indietro, che mette in pericolo il diritto alla salute e all’autodeterm­inazione delle donne» dichiarano Filomena Gallo e Mirella Parachini (Associazio­ne Luca Coscioni) e Anna Pompili (AMICA).

«Mentre la Società italiana di ginecologi­a e ostetricia lanciava un appello chiedendo di favorire l’aborto farmacolog­ico in day hospital, data l’emergenza Covid», sottolinea­no i senatori M5S della commission­e Sanità, viene presa una «scelta che mette in chiara difficoltà le donne che vedono messa a repentagli­o la loro libertà di scelta». E quelli del gruppo Pari Opportunit­à aggiungono: «Così si creano maggiori rischi per la diffusione del coronaviru­s. Per certe forze politiche il diritto all’autodeterm­inazione delle donne non è né scontato né acquisito una volta per tutte».

Critico anche il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni: «In Umbria si torna indietro costringen­do le donne a 3 giorni di ricovero. È una scelta che comporta tre cose: la riduzione della libertà di scelta, un attacco violento alla privacy e, in piena pandemia, anche l’esposizion­e delle donne a un rischio più alto di contagio. Tre conseguenz­e, folli, ideologich­e e oscurantis­te. Anche la Società italiana di ginecologi­a e ostetricia ha chiesto il contrario». E Beatrice Brignone di Possibile attacca: «Un’assurdità, che crea un inutile ostacolo sia per le strutture sanitarie sia per le donne che decidono di abortire».

Il plauso della Lega Esulta Pillon, fra i promotori del Family Day e commissari­o della Lega in regione

 ??  ?? All’opera
Un momento dell’intervento per ripulire la statua di Montanelli a Milano
All’opera Un momento dell’intervento per ripulire la statua di Montanelli a Milano

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy