Corriere della Sera

«Il male va condannato ma senza cancellare il bene»

- Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia

Sempre più mi convinco che viviamo in un’epoca piena di immoralità e di moralisti. L’imbrattame­nto delle statue di Montanelli a Milano e di Churchill a Londra, come la decapitazi­one di quelle di Colombo negli Usa, mi fa riflettere se questo sia un tentativo di revisionis­mo storico. In realtà, la storia non ha mai il compito di pronunciar­e giudizi morali, ma di accertare con verosimigl­ianza sempre più grande, se possibile, ciò che una persona ha vissuto di bene e di male. Colombo, Churchill, Montanelli: in campi ed epoche diverse hanno portato un grande bene all’umanità. Non erano perfetti, ma chi può esserlo? In nome del male eventualme­nte compiuto non si può e non si deve cancellare il bene fatto. Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra. Nella mia Diocesi, in un importante borgo, c’è il busto di Lenin. Per quanto anacronist­ico possa sembrare, alcuni vi accorrono anche con nostalgia. Eppure Lenin è responsabi­le della morte di milioni di persone e ha scritto testi sulla violenza, non raccomanda­bili. Ci sono molte altre persone nella storia che hanno commesso gravi colpe, eppure tutto ciò è dimenticat­o in ragione della loro arte o ideologia. Dobbiamo forse distrugger­e il Colosseo, perché lì si uccidevano uomini considerat­i come animali? La ricerca della purezza del cuore è un grande cammino, meritorio e doveroso. Questo però non implica la cancellazi­one della memoria di artisti, navigatori, scienziati, cantanti, attori… che hanno portato bene alla nostra vita. Essi non possono essere sempliceme­nte cancellati anche se la loro vita non è stata totalmente irreprensi­bile. Il male va sempre condannato. Il giudizio sugli uomini deve farci attenti a non cadere nell’ipocrisia.

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