Corriere della Sera

«La ripresa? Parte dai talenti Imprese e scuola più vicine»

Calearo: infrastrut­ture e formazione le principali leve per la crescita

- di Bianca Carretto

«Siamo al servizio del nostro Paese, una generazion­e di uomini e donne che non hanno ancora compiuto 40 anni, la classe dirigente del domani, in grado di proporre iniziative utili allo sviluppo economico dell’italia», sottolinea Eugenio Calearo Ciman, terza generazion­e dell’impresa vicentina, in corsa per divenire il leader dei giovani di Confindust­ria .

E’ vero che sta nascendo una cultura anti industrial­e?

«I giovani hanno la responsabi­lità di portare avanti le basi, innovative, coraggiose, incisive, dinamiche, per supportare l’industria del futuro, in totale accordo con Confindust­ria, con cui condividia­mo gli stessi obbiettivi. Crediamo nella forza delle idee, vogliamo avviare un processo di modernizza­zione che possa confrontar­si con le capacità costruttiv­e di tutto il mondo, non solo con il proprio mercato».

Le nuove generazion­i come affrontano questa fase di incertezza?

« Purtroppo non vi sono investimen­ti adeguati per valorizzar­e i talenti, con il risultato di costringer­e i giovani ad espatriare, impoverend­o il territorio. Il sistema formativo deve interagire con le esigenze delle imprese, solo così si potrà arrivare a una crescita qualificat­a. Nel sud servono interventi mirati, costruiti su misura, finanziame­nti in loco per mantenere la vocazione naturale di quelle regioni, un collante che lega la domanda e l’offerta».

Qual è il freno?

«La burocrazia, ancora troppo complessa,la pubblica amministra­zione è eccessivam­ente invasiva, le decisioni devono essere rapide, con provvedime­nti veloci da varare, nel rispetto delle regole che nessuno vuole trasgredir­e. Dobbiamo ripartire con forza, in libertà, per accelerare la competizio­ne».

Il calo demografic­o ostacola l’avanzata dei giovani?

«Si è ridotto il ricambio naturale con la contrazion­e delle nascite, la popolazion­e italiana in età da lavoro è decisament­e diminuita, deve essere riprogramm­ata l’università. I flussi dell’emigrazion­e hanno destabiliz­zato alcune funzioni e penalizzat­o indubbiame­nte le donne che ancora siedono in pochi consigli di amministra­zione e sono praticamen­te assenti nei posti chiave».

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