In viaggio con lui per vedere chi siamo e come lo sappiamo
I libri scritti insieme, l’entusiasmo nato dalla conoscenza
Giulio Giorello era una delle voci più penetranti, libere e pulite del mondo culturale italiano di questi tempi, tempi poco trasparenti e sottilmente tendenziosi.
Conosco Giulio da poco più di vent’anni, ma era nata fra noi una solida anche se un po’ scontrosa amicizia.
Aveva studiato Filosofia e Matematica, era in grado di parlare di tutto senza sforzo, aveva un’apertura mentale e un’onestà intellettuale che io non ho mai incontrato in altri, dotato di una memoria di ferro che gli permetteva di citare e commentare quasi tutto quello che è stato scritto, era sempre disposto ad aggiornarsi e ad accogliere il nuovo. Con entusiasmo. Era con entusiasmo che faceva tutto, un entusiasmo che scaturiva dalla sicurezza delle conoscenze e da una coscienza (tanto culturale quanto intellettuale) invidiabilmente pulita.
Qualcuno sarà infastidito dalla mia insistenza su libertà e onestà. Queste cose sono scontate, dirà forse qualcuno, ma non è vero. Almeno secondo me.
Si tratta di caratteristiche rare e spesso tentennanti. Tra l’altro non è facile mantenersi tali, soprattutto se il mondo accoglie con favore e simpatia tutto ciò che dici o scrivi e se ti invitano continuamente a commentare praticamente tutto di tutto. Questo era l’aspetto che più mi colpiva: in un certo senso poteva dire quello che voleva, ma non lo faceva. Come se si sentisse in presenza di una sorta di Epicuro, un giudice interiore, consigliere e biografo.
Aveva letto tutto e, mi pareva, conosciuto tutti.
Formidabile lavoratore, era sempre disposto a scrivere e commentare. Niente gli era estraneo, dai fumetti alle discussioni di tipo logico ed epistemologico, dalla filosofia della scienza alla divulgazione di alto livello e questo lo aveva condotto a dare vita e prestigio alla collana Scienza e Idee dell’editore milanese Raffaello Cortina, una delle sue attività più apprezzate.
Con lui ho scritto diversi libri, una cosa che mi ha permesso di conoscerlo abbastanza da vicino e apprezzarne l’indole oltre che la dottrina. Avere a che fare con lui era come viaggiare, per raccogliere souvenir e per visitare i più rutilanti santuari dell’ultima terra rimasta sostanzialmente inesplorata: che cosa sono io e come faccio a saperlo.
Mi piaceva molto accodarmi a lui in queste «spedizioni» ma il nostro rapporto è stato sempre molto discreto. Non è importante quante volte si fa qualcosa ma come lo si fa, e questa è una lezione per i fanatici del «tutto e subito».
In fondo la vita è anche un’antologia, nel senso etimologico del termine.
Se non potete avere tutto, inseguite il meglio.
Non era un uomo per tutte le stagioni, Giulio Giorello, ma soltanto per le più belle.