Corriere della Sera

Morandi: show per tornare a sperare

L’artista in concerto al Duse. «Non è una serata uguale alle altre, questa ce la ricorderem­o»

- DAL NOSTRO INVIATO Andrea Laffranchi

Fila 11, posto 342. Da qui il panorama sulla sala del teatro Duse è una distesa di croci. Cartelli appoggiati sulle poltrone con una grande «X» e la scritta «non sederti qui». Un posto sì e due no, file alternate. «Fa effetto vedere le croci. Non è una serata uguale alle altre: questa ce la ricorderem­o», commenta Gianni Morandi prima del concerto.

Meno di 200 spettatori sui 1000 di capienza della sala per il giorno in cui la musica torna ad aggregare le persone senza essere fuori legge. Avrebbero voluto esserci in 5 mila. Tante le email di candidatur­a ricevute dal Duse per questo show gratuito. Annalisa non ce l’ha fatta e ha mandato in camerino un mazzo di rose bianche. «Ho sentito il desiderio della gente di tornare a sentire musica, di andare a teatro, di stare insieme dopo quattro mesi che ci hanno messo paura. Da qui parte un messaggio di speranza per tutta la grande famiglia, 400mila persone, che lavora in questo settore», dice. Il pubblico entra in sala con ordine. Rilevament­o temperatur­a, obbligo di mascherina fino a che non si è al proprio posto, ma qualcuno la tiene anche durante. «Era ora! un primo ritorno alla normalità», dice Laura, 25 anni, primo concerto di Gianni per lei. «L’ho inseguito per mesi e non ho mai trovato posto. Una serata magnifica: vivo di teatro e musica», commenta Marinella, «over» per autodefini­zione anagrafica.

Lo spettacolo ricalca «Stasera gioco in casa» andato in scena proprio qui al Duse per 23 serate sold out (altre 8 sono saltate causa Covid): i grandi successi di Gianni in chiave acustica, accompagna­to da piano e chitarra, e i ricordi di una vita. La canzone che dà il titolo allo show, scritta dal nipote Paolo Antonacci apre la serata. Morandi la canta indossando una mascherina con i colori rossoblu del suo Bologna. «Che strana sensazione. L’applauso è più forte dei 200 che siete» e gli viene il nodo in gola. È un’emozione tornare a sentire gli strumenti che suonano dal vivo e la voce che ti arrivano senza il filtro di quello schermo al quale ci stavamo abituando con le dirette social del lockdown. «Sono fortunato: vivo in campagna e ho sentito meno la chiusura. Erano le notizie che portavano cattivo umore: le immagini delle bare di Bergamo le porteremo con noi per sempre». Durante le settimane di isolamento non è nata nuova musica: «Ho provato a scrivere qualcosa, ma è venuta robaccia». Scorrono canzoni e memorie, note e parole, chiacchier­e col pubblico. Gianni trascina a sorpresa qualcuno sul palco perché è il momento di condivider­e paure passate (la mamma ammalata di una signora) e amori (la fidanzata di un ragazzo disabile).

Verso il finale c’è «Uno su mille ce la fa». «Avevo pensato di toglierla perché le parole del titolo in un momento così non mi sembravano opportune. In realtà ha un messaggio di speranza: se sei a terra non strisciare mai... Le mie canzoni tendono sempre a dare speranza». E gli viene, ovviamente con quel gesto dello stringere i pugni che gli è costato mille parodie, un «dai che ce la facciamo». La musica per una sera ce l’ha fatta.

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Sul palco Gianni Morandi (75 anni) ieri sera al Teatro Duse di Bologna

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