Milano falsa ripartenza
Primo flop per le due milanesi che mancano la finale in Coppa Italia, ma i giochi e i piani continuano La missione dell’inter Rifarsi subito e allestire un futuro da vincente
Quando a Luciano Spalletti si chiedeva quale fosse l’obiettivo dell’inter in una qualsiasi competizione, l’ex tecnico nerazzurro rispondeva: «Eh non ve lo dico, perché se poi quell’obiettivo noi non lo si raggiunge si crea il fallito e a voi vi garba tanto».
L’inter di Antonio Conte non ha nulla da spartire con la vecchia di Spalletti. Un anno dopo è un’altra squadra. L’eliminazione dalla Coppa Italia ha aperto un sommario processo all’ex c.t. In fondo cos’è cambiato da una stagione all’altra? La risposta è semplice: le analogie finiscono all’esclusione dalla Champions, consumata nella fase a gironi come l’anno prima. Il resto è un altro mondo: gioco, valorizzazione della rosa, risultati, continuità.
Conte non partiva con l’obbligo di vincere il campionato, ma per tentare di contenderlo alla Juventus. Ci è riuscito fino a marzo. La ripartenza con l’eliminazione dalla Coppa Italia ha fatto malissimo al tecnico e a Marotta convinti, vista l’ottima condizione fisica della squadra, di poter battere una Juventus appesantita in finale.
L’anno non è stato perso, peraltro è ancora da concludere. L’inter ha stravolto se stessa e costruito qualcosa di non precario. I 12 milioni di ingaggio di Conte non autorizzano la facile equazione: ho preso un allenatore vincente e allora vincerò. I nerazzurri non hanno (ancora) la rosa per arrivare così in alto. Il tecnico è stato chiaro dopo il k.o. di Napoli: «Sono nove anni che non si vince nulla all’inter, i successi non arrivano dall’oggi al domani». Il miglior giocatore nerazzurro di questa stagione, l’olandese Stefan De Vrij, gli è andato dietro: «Conte trasmette passione e voglia di vincere».
L’anno passato l’inter chiuse a 21 punti dalla Juve, acciuffò la qualificazione Champions all’ultimo turno battendo a fatica l’empoli. Ora il distacco dai bianconeri è potenzialmente di 6 punti se i nerazzurri dovessero aggiudicarsi il recupero con la Samp. Parlare ancora di scudetto è una bestemmia, il calendario però è in discesa e gli scontri diretti, in cui la formazione ha tanto sofferto e perso, sono finiti.
Dopo mesi, Conte ha risolto il rebus Eriksen. Ha cambiato modulo, ha iniziato a valorizzare il danese come già aveva fatto prima con Lautaro. L’argentino è il vero problema: con tante partite così ravvicinate non lo si può accantonare e Sanchez è un’alternativa troppo intermittente.
2011 L’ultima coppa È la Coppa Italia del 2011 l’ultimo trofeo vinto dall’inter. Da allora il miglior piazzamento è stato il 4° posto in serie A
L’europa League agostana è poi un traguardo su cui il tecnico, sempre vittorioso al primo anno, spingerà per riportare in Italia un trofeo assente dal 1999, quando lo acciuffò il Parma.
Il vero problema dell’inter semmai è il futuro prossimo. La nuova stagione non potrà più essere di assestamento e costruzione, dovrà per forza mettere in bacheca qualcosa. Sarà la prima Inter pienamente plasmata da Marotta e Conte, liberi di agire senza le scorie del passato (Icardi, Perisic, Nainggolan). Servirà un mercato di lusso, giocatori pronti per il salto di qualità e con la cessione da 100 milioni di Lautaro i soldi non mancheranno. Allora non varrà più neppure il teorema di Spalletti: si dovrà tornare a vincere qualcosa per evitare il fallimento.