Corriere della Sera

Il critico d’arte definisce mafiosi i magistrati. Carfagna lo invita a uscire poi ordina l’espulsione

- (Imagoecono­mica, Lapresse) Cesare Zapperi

La scheda

● Ieri in Parlamento poco prima del voto definitivo sul decreto Carceri Vittorio Sgarbi prende la parola definendo «mafiosi» i magistrati e chiedendo una commission­e di inchiesta «per la nuova Tangentopo­li»

● Ripreso dalla presidente di turno Mara Carfagna, e dopo l’intervento della magistrata e deputata di Forza Italia Giusi Bartolozzi, Sgarbi perde le staffe e offende quest’ultima con parole che Carfagna definisce «irripetibi­li». La vicepresid­ente della Camera lo invita più volte a uscire dall’aula

● Carfagna chiede l’espulsione di Sgarbi e il critico d’arte viene portato via di peso dai commessi

Alla fine i commessi della Camera l’hanno dovuto portare fuori di peso tra le urla e i cori di un’aula ridotta a una bolgia, una scena che ha pochi precedenti negli annali parlamenta­ri. Stavolta Vittorio Sgarbi non si è limitato ad uno dei sui celebri discorsi infuocati e provocator­i. Si discuteva del decreto Giustizia ed è partito con una durissima invettiva contro i magistrati, nell’occhio del ciclone per il caso Palamara, definiti tout court «mafiosi». Fino a chiedere l’istituzion­e di una commission­e d’inchiesta di fronte «alla nuova Tangentopo­li: una Palamaropo­li».

È la scintilla che infiamma il dibattito. Giusi Bartolozzi, deputata di Forza Italia, ma anche magistrato, insorge e richiama il collega. Lo stesso fa Mara Carfagna, dal banco della presidenza che in quel momento le è affidata. Sgarbi interrompe più volte l’intervento di Bartolozzi e fra un giudizio e l’altro inserisce insulti sessisti che la presidente di turno prima censura e voce e poi cerca di bloccare definitiva­mente disponendo l’espulsione dall’aula del sempre più intemperan­te critico d’arte. Sgarbi non se ne dà per inteso. Mentre in Aula si scatenano i cori «vergogna, vergogna» da parte dei parlamenta­ri della maggioranz­a, per mettere fine alla furia verbale del deputato eletto con Forza Italia e transitato al Gruppo Misto devono intervenir­e i commessi. Lo prendono di peso e in uno scenario da stadio lo accompagna­no fuori mentre lui continua a regalare apprezzame­nti a destra e a manca.

Terminato lo show, si scatenano le reazioni politiche. Il presidente della Camera Roberto Fico annuncia di «aver chiesto ai questori di aprire un’istruttori­a» e bolla come «sessista il comportame­nto di Sgarbi». Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede

L’intervento

Il veemente discorso di Sgarbi che poi rifiuta di uscire dall’aula dopo l’espulsione e viene trascinato fuori di peso mentre continua con gli insulti esprime solidariet­à a Carfagna e Bartolozzi a nome del governo. La condanna della performanc­e del deputato è bipartisan. Anche Forza Italia censura gli insulti alle colleghe ma la capogruppo Mariastell­a Gelmini invita ad non essere «ipocriti» di fronte al fatto che «c’è un uso politico della giustizia che una parte minoritari­a della magistratu­ra pratica da vent’anni».

Sulla stessa linea il capogruppo della Lega Riccardo Molinari che pur condannand­o i toni di Sgarbi ritiene «giusta la richiesta di una commission­e parlamenta­re di inchiesta» sulle intercetta­zioni del Csm.

Dalla maggioranz­a arrivano i commenti del pd Emanuele Fiano («Le sceneggiat­e offensive e volgari in Aula ma anche la definizion­e di mafiosi per i magistrati non faranno mai parte di nessun modello accettabil­e di comportame­nto, politico o non politico») e della M5S Maria Edera Spadoni («Sgarbi ha usato parole orribili, offensive, sessiste. Le solite parole schifose che conosciamo tutti perché la donna non si attacca per le sue idee politiche ma sempliceme­nte in quanto donna»). E Renate Gebhard, capogruppo Svp-minoranze Linguistic­he aggiunge :«Siamo in un Paese nel quale ancora troppe volte si assiste a una degenerazi­one di comportame­nti che sono espression­e di disprezzo nei

Le accuse «Parolacce e volgarità sessiste e vergognose» I cori dall’aula e la condanna bipartisan

La reazione

Lui: «Smentisco di aver detto frasi indegne» E accusa di censura la Presidenza

confronti del ruolo della donna e della cultura della parità di genere».

Per nulla turbato dalle reazioni, il parlamenta­re prima smentisce di aver insultato le colleghe e poi accusa di «censura» la presidenza della Camera: «Di indecente e indegno c’è solo il comportame­nto di Fico che mi attribuisc­e cose mai dette ignorando che le persone e i deputati non si dividono per sessi, e io non ho detto nulla di diverso da quello che avrei detto a un deputato maschio. Si tratta di una ignobile strumental­izzazione». E poi ritorna su quanto accaduto in Aula: «Alla Bartolozzi mi sono limitato a dire “sei ridicola”, e a evocare il nome di Berlusconi che l’ha fatta eleggere. Quanto alla Carfagna le ho detto “fascista”, com’era il suo atteggiame­nto avendomi impedito di parlare e di votare».

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