Corriere della Sera

Le «rime buccali», nuovo exploit dell’antilingua

- Di Paolo Di Stefano

Se alla fine gli spazi non si troveranno si dovranno fare i turni e accorciare le lezioni, un po’ di didattica online e magari rinunciare al tempo pieno. Ma non sono questi gli unici problemi che preoccupan­o i presidi che stanno leggendo il piano scuola per il prossimo anno scolastico. Ci saranno tutti i professori ad accogliere gli studenti al loro ritorno in classe? I segnali non sono incoraggia­nti: delle 4.500 cattedre liberate da chi è andato in pensione con quota 100 ne sono state assegnate poco più di 3 mila. Nelle graduatori­e non ci sono abbastanza prof. A settembre non solo bisognerà trovare oltre 200 mila supplenti che verranno assegnati alle scuole dopo l’inizio dell’anno, come sempre. C’è anche il problema dei «lavoratori fragili», quei prof di ruolo che per età e patologie sono a rischio. «Il documento del Comitato tecnico scientific­o per le scuole non li menziona», protesta la Cisl scuola. Il problema si era già posto per la Maturità: i presidi hanno autorizzat­o i commissari a rischio a collegarsi online perché il resto della commission­e era presente con lo studente. Ma è impensabil­e che, durante le lezioni, il prof sia a casa e la classe stia a scuola. I sindacati hanno chiesto un incontro con il Cts per capire come fare, visto che sulla carta i prof ultra 55enni sono quasi la metà alle superiori (47%) e un terzo alle elementari (35%). Non tutti sono a rischio ovviamente ma il problema va affrontato.

Gli alunni fragili

«Per non dire degli insegnanti di sostegno. Purtroppo mancano ogni anno, si sa, ma a settembre quando dovremo rispettare le regole di sicurezza, chi si occuperà degli studenti disabili che hanno bisogno di più attenzione?», si chiede Rocco Fazio, dirigente dell'istituto Canudo di Gioia del Colle in Puglia.

Idocenti di italiano passano una vita a insegnare ai loro alunni che cos’è la rima baciata e quella alternata di Dante e Petrarca, ma inaspettat­amente vengono superati a destra e a sinistra dal Comitato dei tecnici che invita a mantenere un metro di distanza tra le «rime buccali». Niente a che fare con la poesia. Per averne cognizione, bisogna ricorrere alla Treccani e al latino: «rima oris», la rima della bocca, intendendo per «rima» la fessura. Chissà se gli illustri tecnici hanno mai letto un famoso articolo del 1965 in cui Italo Calvino si faceva beffe dell’«antilingua» burocratic­a (e grottesca) tipica, allora, dei verbali dei brigadieri. Dove «stamattina» diventava «le prime ore antimeridi­ane» e «accendere la stufa» diventava «eseguire l’avviamento dell’impianto termico». Calvino se la prendeva con il bisogno di rendere artificial­e, saturo e incomprens­ibile ciò che invece potrebbe essere semplice e chiaro. Dopo più di mezzo secolo, ecco non più i brigadieri ma i tecnici iperspecia­lizzati. Ai quali andrebbe ricordato, oltre a Calvino, il consiglio banale delle nonne: parla come mangi. Cioè con la bocca e se possibile non con la rima buccale.

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