Carlo Verna, l’intervista a Marzullo e la ricerca della strada giusta
Alla ricerca della strada giusta. Per trovare la strada giusta ho «sfogliato» a lungo Rai Play, sicuro di trovarla. Spiego il perché. Di fronte alle dimissioni di Vittorio Feltri dall’ordine dei giornalisti, il presidente nazionale dell’ordine, Carlo Verna ha dichiarato: «Avrei preferito riaccompagnarlo sulla strada giusta». Esiste una strada giusta nel giornalismo? Verna lo ricordo come voce di «Tutto il calcio minuto per minuto» (l’età dell’oro era finita da un pezzo) e come conduttore di «C Siamo», programma dedicato alla serie C di calcio. Ora, in tutta onestà, non è che parlando di serie C uno si debba per forza pavoneggiare di deontologia a schiena dritta, di affettazioni di indipendenza, della libertà di dirsi al di sopra delle parti. Più che altro bisogna fare ascolti, altrimenti si chiude. Già in una radiocronaca sportiva del Servizio pubblico (che da sempre è il bottino di chi vince le elezioni) è difficile trovare la strada giusta, figuriamoci nel vasto mare della stampa e delle tv. Come ha scritto Giuliano Ferrara, «i giornalisti sono dipendenti, la loro indipendenza è un tratto del carattere, se c’è c’è e se non c’è non c’è, ma non è un distintivo professionale o una bandiera editoriale da sventolare con pallido orgoglio e torvaggine virtuosa».
Nella ricerca su Rai Play ho però trovato una lunga intervista che Carlo Verna ha concesso al giornalista Gigi Marzullo (nessuno provi a chiedersi come Marzullo è entrato in Rai!). Ecco, quell’intervista la proporrei come libro di testo in tutte le scuole di giornalismo, compresa l’interpretazione dei sogni in chiusura di puntata.
A un certo punto, dopo non poche concessioni alla vanità personale, Verna sostiene che «il giornalismo è un bene comune» e che i giornalisti sono come postini: «Recapitiamo il pacco della conoscenza». Purché la conoscenza non sia, come dicono a Napoli, un pacco, doppio pacco e contropaccotto. O è quella la strada giusta?