La solita logica della scorciatoia
E in Sardegna ambientalisti contro la Regione
Nomen nescio. Non c’è una volta che spunti fuori l’idea di un condono edilizio dalle parti dei governi in carica senza quella noterella: «figlio di N.N.» Stavolta negano i piddini, negano i grillini, negano i liberieuguali, negano i renziani: mai parlato di condoni. La solita manina ignota. Sbucata lì, nella bozza semplificazioni. Prima d’essere stralciata.
Certo, Dio sa quanto abbiamo bisogno di semplificare i passaggi burocratici che inchiodano l’edilizia. Purché si tratti di riforme, però, non di scorciatoie. Non di deroghe. Ne abbiamo viste troppe, in un Paese dove si è arrivati a teorizzare anche in tempi di normalità la decretazione d’emergenza. Perfino per far rimuovere alla Protezione civile le impalcature del tempio di Apollo a Selinunte che stavan lì da dodici anni.
Suonano ancora nelle orecchie i buoni propositi di questi mesi sul «niente sarà più come prima» e mentre nel resto d’europa crescono i movimenti ecologisti e i Verdi, che hanno appena vinto le comunali francesi a Marsiglia, Lione, Strasburgo, Bordeaux, da noi spuntano ombre antiche. Cosa sono esattamente queste tanto invocate ma anche pericolose «Semplificazioni in materia edilizia» ora sospese? Al di là del fatto che in tante pagine vengono nominate solo una volta la parola burocrazia (ma si può semplificare senza toccare la macchina?), una le barriere architettoniche (interesse secondario?) e ancora solo una il tema della sismicità italiana (ricordate le «semplificazioni in materia
antisismica» sparite l’istante dopo il terremoto all’aquila?) ci sono ambiguità certo non tranquillizzanti.
Che significa, dopo troppe scottature ricevute sul tema, che occorre «garantire la piena efficacia della regola del silenzio-assenso, al fine di evitare che l’attesa illimitata di un atto di dissenso espresso, pur se sopravvenuto oltre i termini prefissati, vanifichi ogni funzione acceleratoria»? Qual è la definizione esatta, in termini giuridici e di buon senso, di un «contenzioso bagatellare» sugli abusi da risolvere per «sbloccare il mercato immobiliare»? Ma soprattutto: che cosa vuol dire, come chiede il verde Angelo Bonelli, che un immobile abusivo che mai avrebbe potuto esser costruito e quindi insanabile potrebbe ora venir benedetto da un ritocco al piano regolatore che potrebbe dichiararlo oggi «in conformità» con pianificazione urbanistica vigente? Sdrammatizza la proposta: «Tale accertamento di conformità tuttavia non opera alcuna sanatoria retroattiva ma si limita a riscontrare l’attuale conformità dell’opera: conseguentemente, non estingue i reati eventualmente già commessi (dei quali cessa unicamente la permanenza) ed è assoggettato a una più onerosa contribuzione pecuniaria». Domanda: quanti aspiranti sindaci farebbero la campagna elettorale rimorchiando aspiranti «conformi»?
Non bastasse, proprio oggi in Sardegna la maggioranza sardo-leghista proverà a dare una nuova «interpretazione» alla «legge Soru» che da anni cerca di salvare le coste dell’isola vietando di costruire entro i 300 metri dal mare. In pratica le zone agricole, i cosiddetti «beni identitari» che marcano le specificità naturali sarde e la fascia costiera (nel mirino di ogni speculatore del pianeta) verrebbero «sottratti» (sic) alla pianificazione congiunta tra Regione autonoma e il ministero dei Beni culturali: d’ora in avanti dovrebbe decidere, nonostante alcuni pessimi precedenti, solo la Regione. La minoranza e gli ambientalisti sono pronti a dare battaglia. E citano una sentenza della Corte costituzionale che pare proprio dar loro ragione. Ma quando il business viene chiamato «valorizzazione»…
La denuncia
I Verdi: quella norma avrebbe potuto salvare abusi con ritocchi al piano regolatore