Crescono i contagi, sono 142 (ma raddoppiano anche i tamponi)
Il numero dei guariti sale a 1.052, i decessi sono stati 23 L’istat: 40 mila morti in più, ma è già accaduto nel 2015
La prima metà del 2020 si è conclusa con altri 142 contagi da coronavirus, ma anche 1.052 persone guarite o dimesse dagli ospedali. La lotta al Covid-19 continua senza sosta. Al bilancio delle vittime se ne sono aggiunte altre 23, portando il totale nazionale a 34.767, ma in undici regioni non ci sono stati morti. E se aumentano (di poco, rispetto ai 126 di lunedì) i nuovi casi (ora il dato complessivo dall’inizio dell’emergenza è 240.578), quasi raddoppiano in 24 ore i tamponi effettuati: 48.273 contro i circa 27 mila del giorno precedente.
Il 43,6% degli ultimi contagi è stato individuato in Lombardia, dove ci sono stati quattro morti, mentre in sette regioni (Trentino Alto Adige, Friuli-venezia Giulia, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata) non ci sono stati altri malati. Più in generale, il numero dei positivi attuali è calato di 933 persone, attestandosi adesso a 15.563. Continuano a calare i pazienti in terapia intensiva: ora sono 93, tre in meno rispetto a lunedì.
Meno 30 i ricoverati con sintomi (1.090), con 190.248 persone guarite. Cala infine di 900 unità il numero di chi si trova in isolamento domiciliare. In 14.380 sono ancora in attesa di poter uscire.
In Lombardia, la regione più colpita dal coronavirus, 13 dei nuovi malati sono «debolmente positivi», mentre altri otto sono stati scoperti con test sierologici. I pazienti guariti e dimessi — secondo la Regione — sono stati 821 in più rispetto a lunedì, con il totale che raggiunge quota 67.197 (64.785 guariti e 2.412 dimessi). Solo sei nuovi contagi a Milano città, dei 23 registrati in tutta la provincia. Un terzo di quelli di due giorni fa. Impennata di casi tuttavia a Mantova, dove sono passati in 24 ore da 3 a 15, ma calo a Bergamo e Brescia, con undici nuovi malati fra le due città. Zero invece a Como, Sondrio, Lodi e Pavia.
In audizione davanti alla commissione Politiche Ue della Camera, il presidente dell’istat Gian Carlo Blangiardo ha rivelato come «l’effetto Covid ha determinato circa 40 mila morti in più rispetto alle attese di mortalità degli anni precedenti, ma — ha aggiunto — non si tratta di una crescita enorme perché nel 2015 è stata di 50 mila unità rispetto all’anno precedente, come nel 1956 quando l’aumento sul ‘55 e sul ‘57 è stato lo stesso». Il responsabile dell’istituto nazionale di statistica ha sottolineato come «è già successo in passato, dunque, ma quello che è drammatico è la distribuzione territoriale», delle vittime quest’anno. La metà dell’aumento di mortalità registrato finora nel 2020 coinvolge poche province, fra le quali Bergamo, Cremona, Torino e Aosta, dove ci sono state «situazioni particolarmente drammatiche», ha spiegato ancora Blangiardo, per il quale «da qualche anno stiamo assistendo a un allungamento progressivo della vita». Sebbene «nel 2020 l’epidemia porterà a un leggero ridimensionamento su base nazionale, ma drammatico a livello locale». In pratica, secondo il presidente dell’istat, in città come Bergamo, Lodi e Piacenza la sopravvivenza media tornerà quella della fine degli anni Novanta.