«È sempre aggressivo, può tornare a colpire»
tefano Vella, infettivologo, docente di Salute Globale alla Cattolica, il virus in Italia è meno pericoloso?
«No, il virus è sempre lo stesso e non ci sono prove che sia mutato in meglio per noi. Non è certo meno aggressivo. Tra l’altro i coronavirus come il Sars-cov-2 mutano meno di altri “cugini”. Per quanto riguarda la minore trasmissibilità dipende dagli individui infettati. Se una persona è asintomatica, trasmette certamente in misura inferiore perché minore è la carica virale. E attualmente gli asintomatici sono molti perché vengono diagnosticati col tampone».
Perché dovrebbe essersi placato?
«Non c’è ragione di pensarlo. Il virus non è diverso da quello che sta attualmente infierendo sulle popolazioni di altri Paesi. È vero però che grazie a una serie di misure di contenimento in Italia ha finito con il circolare di meno. Vorrei far notare inoltre che questa circostanza non ne facilita un’evoluzione in senso favorevole all’uomo. I virus si attenuano nel corso degli anni, al termine di un lungo processo, moltiplicandosi e dunque producendo mutazioni che sono il risultato di errori di copiatura».
In Italia l’emergenza è finita?
«È pericoloso affermarlo e farlo credere. Da noi il virus sembra meno pericoloso soltanto perché circola poco, meno persone si infettano e quindi diminuiscono i malati che sviluppano sintomi gravi. Non è vero però che abbia perduto aggressività, togliamoci dalla testa per favore che sia diventato più clemente. Se abbassassimo la guardia, sarebbe difficile tornare a rialzarla il giorno in cui ci dicessero che la curva dell’epidemia ha ripreso quota. Penso al pugile che crede di aver messo l’avversario alle corde e abbassa i guantoni. Cassius Clay ci ha insegnato quanto ci vuole poco a dare il ko dopo essere sembrato stanco. Così ha vinto il mondiale. Il Sars-cov-2 non è al tappeto».
Ci sarà una seconda ondata?
«È un’epidemia globale, non pensiamo in chiave locale. È da miopi. Il virus ci mette un attimo a ripresentarsi ora che si riaprono voli internazionali Non gli serve la carta di imbarco. Potrebbe tornare con qualche passeggero asintomatico. Non credo però a una seconda ondata catastrofica».
Modificare i nostri comportamenti?
«Scherza? Dobbiamo comportarci come se lo aspettassimo al varco. Non facciamoci fregare una seconda volta. Pensavamo che non sarebbe uscito da Wuhan invece un giorno è entrato senza bussare. Non illudiamoci che il caldo gli faccia poi tanto male. In alcuni Stati americani, ora colpiti, ci sono 42 gradi. Senza lockdown adesso saremmo come negli Usa».
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È un’epidemia globale, non pensiamo in chiave locale. È da miopi. Non credo però a una seconda ondata catastrofica