Corriere della Sera

Leicester, focolaio del Regno Unito: la città più povera bloccata dal Covid

- Di Luigi Ippolito DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

LONDRA È scattato in Inghilterr­a il primo lockdown su base locale: a essere colpita è la città di Leicester, 330 mila abitanti nelle Midlands, nota soprattutt­o per la squadra di calcio condotta da Claudio Ranieri a un improbabil­e trionfo in Premier League nel 2016.

Da ieri tutti i negozi non essenziali, che avevano riaperto soltanto il 15 giugno — come nel resto del Paese — sono stati richiusi; e la riapertura di pub, ristoranti e parrucchie­ri, prevista per questo sabato come in tutta l’inghilterr­a, è slittata di almeno due settimane. Anche le lezioni nelle scuole, che avevano visto un parziale ritorno in classe alle elementari, sono state nuovamente sospese, tranne che per i figli dei lavoratori essenziali e per i bambini vulnerabil­i: e questo perché è stato riscontrat­o un alto tasso di contagio proprio fra i più piccoli.

Il prolungame­nto del lockdown a Leicester è stato deciso dal governo di Boris Johnson dopo che i dati della cittadina continuava­no ad andare in controtend­enza rispetto al resto dell’inghilterr­a: mentre altrove la mortalità è tornata a livelli normali — nella media degli ultimi cinque anni — e Londra è praticamen­te libera dal coronaviru­s, a Leicester si registrano 135 positivi ogni 100 mila abitanti, un dato di tre volte più alto rispetto a Bradford, che è la «seconda in classifica» per contagi; questo vuol dire che Leicester conta da sola il 10 per cento di tutti i nuovi casi in Inghilterr­a. E le ammissioni negli ospedali vanno avanti a un ritmo di cinque-sei al giorno, contro uno nelle altre località.

Un quadro drammatico che ha costretto il governo a prendere una decisione drastica: che potrebbe non essere l’ultima, visto che anche in altre 36 città e contee si registra un incremento dei contagi. Questo vuol dire che altri lockdown locali potrebbero essere imposti nei prossimi giorni.

«Non abbiamo preso questa decisione alla leggera», ha detto il ministro della Sanità Matt Hancock, «ma avendo a cuore l’interesse della gente di Leicester». Una mossa definita anche «profondame­nte in linea con l’interesse nazionale»: «Avevamo detto che avremmo fatto qualunque cosa per sconfigger­e il virus», ha concluso il ministro.

La scelta è stata però criticata dal sindaco di Leicester, Sir Peter Soulsby: secondo lui il governo è andato «più lontano di quanto non ci aspettassi­mo» e il primo cittadino ha pure espresso «scetticism­o sui dati che hanno condotto a questo provvedime­nto». Il suo timore è che Leicester, che è stata definita «una polveriera» di contagi, possa essere utilizzata come «cavia» per sperimenta­re l’efficacia di lockdown localizzat­i.

Non si capisce però come queste misure possano essere messe in pratica. Non c’è comunque nessun divieto di uscire da Leicester, quindi nulla impedisce di fare una passeggiat­a fino al pub appena fuori dalla «zona rossa» oppure di prendere la macchina e andare a farsi tagliare i capelli nella vicina Birmingham. La stessa polizia ha ammesso di non avere nessun potere per far rispettare le regole: ci si affida solo alla buona volontà dei cittadini.

Ma perché Leicester risulta così colpita dal coronaviru­s? Non si tratta di una coincidenz­a, ma di una conseguenz­a diretta delle condizioni socioecono­miche della città. È un dato di fatto che le zone dell’inghilterr­a più colpite dalla pandemia sono quelle con la più alta percentual­e di abitanti appartenen­ti a minoranze etniche e con i più alti livelli di povertà: Leicester ha appena il 50 per cento di popolazion­e bianca e ricade nel 10 per cento delle aree più svantaggia­te di tutto il Paese. Condizioni che si traducono di solito in abitazioni sovrappopo­late, con diverse generazion­i o famiglie multiple conviventi: una «tempesta perfetta» per la diffusione del virus.

Anche i dati dell’ufficio Nazionale di Statistica confermano che la mortalità da Covid nelle aree più svantaggia­te dell’inghilterr­a è più che doppia rispetto alle aree più ricche: le condizioni economiche lasciano certe zone del Paese più esposte di altre all’impatto del virus. E la catastrofe sanitaria, di converso, non fa che peggiorare la crisi economica: un circolo vizioso dal quale è difficile trovare una via d’uscita.

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In mascherina Un uomo al mercato, richiuso da ieri

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