«Non lavo un piatto dal ’97»
L’ex premier britannico confessa: «Non abbiamo domestici, fa tutto mia moglie». Lei (avvocata): «È così. Crede di valere di più»
LONDRA Il 1° maggio 1997 Tony Blair arrivava a Downing Street come una ventata d’aria nuova. Con il suo «New Labour» erano state elette 101 deputate — un primato — e a Westminster debuttava un programma centrato sulla parità, sui diritti delle donne, sulla scuola, sulla pluralità. Oggi le donne alla Camera dei Comuni sono 220 su 650, ma Blair, il femminista della Terza Via, sembra aver fatto qualche passo indietro. O più semplicemente,non ha mai metabolizzato l’uguaglianza a cui in politica tanto teneva.
Stando all’intervista che ha rilasciato al Sunday Times, l’ex premier a casa non lava, non stira, non guida. Non fa la spesa e non pulisce. Cucina? «Ah sì, l’altro giorno ho preparato qualcosa per me e mio figlio». Cosa? «Una frittata». Dall’ormai lontano 1997, non una lavatrice, non una corsa al supermercato a prendere due cose. Una realtà che, come in tante famiglie, la quarantena del Covid ha reso particolarmente evidente anche presso la famiglia Blair.
«Da quando sono diventato primo ministro la mia vita non è più stata normale», si è giustificato con la giornalista Decca Aitkenhead che, incredula, ha chiesto chiarimenti. A parte il giardiniere, nella villa del Buckinghamshire dove i Blair hanno trascorso gli ultimi mesi non c’è personale. A chi sono spettati i mestieri, allora? «Beh, li abbiamo fatti noi». Lei ha passato l’aspirapolvere? «Er, no». Ha lavato i piatti? «Tengo a posto la mia camera». Nel senso che pulisce anche il suo bagno? «Ah. No». Ma qualcuno deve averlo fatto? «Presumo di sì. Cherie. I ragazzi». Come, in pratica, se non si fosse neanche posto il problema.
La realtà, ha precisato, è che anche quando lasci Downing Street «ti ruota attorno tutta la macchina della sicurezza e niente è più come prima». Stranamente, però, Theresa May non sembra essere afflitta dalle stesse difficoltà.
Non solo trovava il tempo per fare torte e pasticcini quando era a Downing Street; durante il lockdown è stata fotografata in fila davanti al supermercato, come d’altronde il suo precedessore, David Cameron. Boris Johnson non ha taciuto l’intenzione di rimboccarsi le maniche ora che è diventato nuovamente papà.
Cherie Blair, sua moglie da 40 anni, ha confermato ieri al Daily Telegraph la versione del marito. «Il problema è cominciato quando abbiamo lasciato Downing Street», ha raccontato lei che oltre che madre e nonna è un avvocato di grande successo, ha creato e dirige un suo studio legale e una sua fondazione per l’imprenditoria delle donne in Paesi emergenti. «Ha preso l’abitudine di pensare che quello che fa lui è più importante. La rieducazione, purtroppo, è un processo ancora in atto». I tre figli maschi, Euan, Nickie e Blair, sono molto diversi: in casa fanno di tutto. Tony no, anche se in passato ha fatto la sua parte. «È stato un padre molto attento anche a Downing Street. E quando ero una giovane avvocata, si è accollato tante responsabilità».
Forse se va bene a Cherie nessuno ha diritto di lamentarsi di Blair, ma sui giornali e sui social le critiche non sono mancate. Sul Guardian l’editorialista Suzanne Moore ha bocciato lui così come Johnson, che recentemente si è
Gli altri ex
Theresa May fa torte e pasticcini e va al supermercato, così come David Cameron
messo a fare le flessioni in pubblico: «Il messaggio è ancora che gli uomini importanti a casa non fanno nulla. Si vantano di non saper fare i mestieri come se questo confermasse le loro competenze in altre sfere». Gli esempi contrari non mancano, da Mark Zuckerberg, al compagno della premier neozelandese Jacinda Ardern, Clarke Gayford: quando hanno avuto una figlia ha deciso che a casa sarebbe rimasto lui.