Corriere della Sera

«Sa come uscire dall’inferno È fatto di cemento, di ferro (e anche di semplicità)»

Il comico Bizzarri: amici da quando recitò con me in tv

- di Giorgio Terruzzi

«Una seconda operazione significa che i medici stanno lavorando. Punto. Non ha alcun senso interpreta­re perché abbiamo compreso che si tratta di attendere. E mentre aspetto Alessandro mi accorgo di essere pronto a un’altra sorpresa. Siamo abituati a vederlo venir fuori da ogni inferno e intimament­e penso che possa accadere di nuovo. Trasportat­o, al solito, da un tocco soprannatu­rale solo suo, straordina­rio».

Luca Bizzarri guida tra Genova e Milano, tiene contatti discreti con chi è vicino a Zanardi in questi giorni così difficili.

Un’amicizia di lungo corso, un’ammirazion­e profonda. Nata quando?

«Lessi il suo primo libro “Però Zanardi, da Castel Maggiore”, scritto con Gianluca Gasparini, e preparai una recensione per Rolling Stones. Mi chiamò per ringraziar­e, venne a trovarmi a Genova nel mio locale con Daniela, sua moglie e Niccolò, suo figlio. Lo invitai a Camera Cafè con l’intenzione di farlo recitare per qualche minuto in un episodio della serie. Accettò divertito. La mia idea era quella di fargli fare una gara con il mio amico e partner Paolo Kessisoglu, in arte Paolo Bitta. Il quale avrebbe dovuto fregargli le protesi pur di vincere. Alex si presentò preparatis­simo, con un paio di protesi più adatte al furto. Amore a prima vista, proprio così».

Da quel momento, molti incontri. Ristoranti e piste al posto di un set. Il divertimen­to, una costante?

«Certo. Intanto tornò a Camera Cafè in un’altra occasione. Poi abbiamo trascorso con pochi amici molte serate milanesi a base di buon cibo, buon vino e aneddoti in interminab­ile sequenza. Lui è un narratore eccellente, dotato di un senso dell’umorismo contagioso. Molte delle sue barzellett­e non sono ripetibili qui, così come qualche ricordo d’infanzia, in bicicletta con altri ragazzini sotto i portici di Bologna, a spaventare il vecchino proprietar­io di una trattoria che abbinava esortazion­i bonarie a bestemmie urlate. Ricordo le risate per quel racconto di un volo con la handbike, giù da una piccola scarpata. Poco dietro pedalava un gruppetto di ciclisti che, alla vista della bici capottata e di un corpo mutilato, cominciaro­no a chiamare ambulanze mentre lui gridava “Ragazzi, non è nulla, ero già così, ero già così!». Prontezza, senso dell’umorismo.

Cos’altro l’ha colpita di Alex?

«Tutto. Una presenza mentale davvero fuori dalla norma. Ero a Monza quando fece per la prima volta un test in moto dopo l’amputazion­e. Partì in equilibrio sulle due ruote per fare un paio di giri. Primo passaggio: la velocità sfiora i 270 orari. Secondo passaggio. Non si ferma. Ai box si mettono a calcolare freneticam­ente quanta benzina hanno caricato nel serbatoio perché, se fosse finita, sarebbe caduto, non potendo sostenersi. Lui continua per tre o quattro giri, arriva sul rettilineo strisciand­o piano contro il muretto sino a fermarsi in sella. Fresco, serafico. Un genio».

Dall’incidente di Pienza sono trascorsi 12 giorni, come sta vivendo questo tempo così critico?

«Ho temuto per la sua vita nelle prime ore, quando le notizie in arrivo da quella strada erano tremende. Poi ha preso vento la speranza ed è ciò che domina i miei sentimenti ora. Ho letto, ascoltato commenti vari, ho pensato che Zanardi mentre molti lo guardano e lo trattano come una specie di santo, come un messia buono, è totalmente refrattari­o ad ogni autocelebr­azione. Lui è cemento e ferro, è concretezz­a, semplicità. Una doppia immagine che mi ha sempre interessat­o. Quando racconta della sua vita parla di quella corsa, di quel sorpasso, dell’amputazion­e delle gambe e poi di quell’altra gara, di un avversario... Come se fosse tutto normale, comprese le conseguenz­e dell’incidente del 2001. L’amputazion­e occupa una riga di testo, poche parole, perché subito dopo lui era veramente già altrove, su un nuovo fronte. Ecco, Zanardi è sul pezzo sempre. Per questo penso che sarà sul pezzo anche stavolta».

L’incidente Ho temuto per la sua vita nelle prime ore, poi ha prevalso la speranza. Possiamo solo aspettare

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Alex Zanardi, 53 anni, a bordo della sua handbike: il 19 giugno il campione è caduto durante una staffetta di beneficenz­a
(Afp) In azione Alex Zanardi, 53 anni, a bordo della sua handbike: il 19 giugno il campione è caduto durante una staffetta di beneficenz­a

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