PERCHÉ GLI ITALIANI SONO DI DESTRA MA HANNO TASSE E BUROCRAZIA RECORD
Caro Aldo, dal dopoguerra in Italia manca una vera destra liberalconservatrice. Nella prima Repubblica il Msi era un partito antisistema ai margini dell’arco costituzionale e il Partito liberale era un partito elitario cespuglio all’interno delle diverse alleanze di governo. Berlusconi col suo famoso endorsement a favore di Fini nel novembre '93 sdoganò la destra postfascista e fece nascere il centrodestra. Ora in questo campo prevalgono la Lega e Fratelli d’italia, partiti sovranisti e antieuropeisti seppure con sfumature diverse. Come mai non abbiamo una buona destra liberale, conservatrice e non estremista come in altri Paesi occidentali? Alessandro Franzetti Luino (Va)
Caro Alessandro,
Una premessa: la sinistra tra le sue tante ambizioni ha pure quella di scegliersi la destra che vorrebbe. Da quando leggo i giornali, ho sempre sentito pensatori di sinistra liquidare la destra come disgustosa. Di Richard Nixon, ad esempio, si dicevano cose orribili; eppure, al di là di uno stile personale discutibile (che lo costrinse alle dimissioni), fece una politica economica centrista e colse un clamoroso successo in politica estera, aprendo — su suggerimento di Henry Kissinger — alla Cina di Mao, spaccando così il fronte comunista e ponendo le premesse per la vittoria americana della guerra fredda. Da allora, ogni volta che si affacciava a destra un leader, veniva descritto come il peggiore possibile: è accaduto a Reagan, ai due Bush, e ora — con qualche ragione in più — a Trump, detestato non solo dai democratici ma pure dalla vecchia guardia repubblicana.
In Italia le cose sono complicate dal fatto che la parola «destra» suona spesso come sinonimo di fascismo. Vorrei dirle che la questione è superata; ma non è così. Compressa per quarant’anni dal maglio della Democrazia cristiana, la destra tornò a dimensioni impressionanti con la caduta della Prima Repubblica: nelle elezioni da lei ricordate, Gianfranco Fini arrivò nella capitale al 47%; ed era il Fini che definiva Mussolini «il più grande statista del secolo»; il Fini favorevole allo Ius Soli prese lo 0,4. Sovranismo e fascismo sono fenomeni diversi; ma oggi un leader antifascista —com’erano De Gaulle, Churchill, De Gasperi — non potrebbe prendere la guida della destra italiana. Resta il fatto che, dopo decenni definiti a sinistra «neoliberisti», abbiamo tasse scandinave, la burocrazia più complessa d’europa e i boss scarcerati. Ne possiamo forse dedurre che una destra liberale — meno burocrazia, meno tasse, delinquenti in galera — non l’abbiamo avuta mai. A proposito di De Gaulle, un giorno disse a un suo giovane ministro, Jacques Chirac: «Nessuno dovrebbe versare allo Stato più di un terzo di quello che guadagna. Sopra un terzo, non siamo più un Paese capitalista; siamo un’altra società». Ora siamo un’altra società. Neppure la destra ha abbassato le tasse; ma ha lasciato intendere che si potessero anche non pagare.