Corriere della Sera

Inzaghi e l’ossessione di battere record «Così è nata l’impresa del Benevento»

- Stefano Agresti

I record li ha sul cellulare, in un file. Ci sono tutti i primati del campionato di serie B. Li consulta, quindi li inoltra sul gruppo whatsapp del Benevento: «E questi non li battiamo?». Filippo Inzaghi alza sempre l’asticella, è il suo modo per evitare che i giocatori si rilassino. Chissà se lo avrà fatto anche ieri, mentre la squadra e la città erano ancora stordite dalla festa promozione. Mancano 7 giornate alla fine del campionato e solo una volta un club era riuscito a guadagnars­i la A con tanto anticipo: l’ascoli allenato da Mimmo Renna, 42 anni fa.

Un record, appunto. Un altro. Inzaghi li ha sempre amati e inseguiti. Ancora oggi quasi non si fa una ragione dell’arrivo sulla scena mondiale di Messi e Ronaldo, che hanno attraversa­to la Champions segnando valanghe di gol: «Per colpa loro sembra che io e Raul non abbiamo fatto quasi niente» scherza. In realtà lui ha fatto moltissimo, è il calciatore italiano che ha realizzato più reti in Champions League, ad esempio. Ma forse il primato di cui va più orgoglioso è un altro: è l’unico ad avere fatto gol in tutte le competizio­ni: dalla Coppa Italia di C, che ha frequentat­o con il Leffe, fino alla Coppa del Mondo.

Quando era un attaccante,

Inzaghi non si stancava mai di segnare — è arrivato oltre quota 300 gol — e per riuscirci non risparmiav­a alcuno sforzo. Ragazze e discoteche? Ovviamente, ma solo fino al mercoledì perché poi c’era da preparare la partita. Alcol? Giammai. E quando ancora la tecnologia non consentiva tutto ciò che permette oggi, lui con il videoregis­tratore studiava i difensori che avrebbe affrontato nella gara suc

cessiva. Fabio Capello un giorno ha detto che avrebbero dovuto far studiare a tutti gli aspiranti attaccanti i movimenti di Inzaghi in area: «Sembra che abbia fortuna a trovarsi dove va la palla, ma non è così: niente nel suo modo di giocare è casuale». È curioso, semmai, che oggi il Benevento abbia sì il migliore attacco — 56 gol in 31 partite — ma la sua forza è soprattutt­o la solidità difensiva: ha subito appena 15 reti, meno di una ogni due gare, e 4 le ha prese tutte assieme, nell’unica sconfitta della stagione, a Pescara. In vista della serie A, la società sta cercando di rafforzars­i: è già arrivato Remy, ex Chelsea, e si trattano Schurrle,

Sturridge, Gervinho, Zarate e Glik.

Più del calcio, per Inzaghi conta solo la famiglia. Ha un legame fortissimo con i genitori ancora oggi che di anni ne ha quasi 47: non c’è giorno in cui non li chiami almeno tre volte. E ha una specie di adorazione, ricambiata, per il fratello Simone: «Ci sentiamo tutti i giorni, parliamo dei nipoti e poi, ovviamente, di pallone». Solo una volta hanno faticato a chiamarsi. Era il 14 maggio 2000, il giorno della famosa pioggia di Perugia, ultima giornata di campionato: la Juve, sconfitta dopo una lunghissim­a interruzio­ne a causa del diluvio, consegnò lo scudetto alla Lazio. Pippo era il centravant­i bianconero, Simone biancocele­ste. Nessuno dei due aveva il coraggio di comporre il numero, poi toccò al maggiore fare il passo: «Ehi Mone, come va?». Lunedì notte la telefonata è partita da Torino, dove l’allenatore della Lazio era in ritiro: «Te la sei meritata, ma non pensare di battermi l’anno prossimo».

La sfida col fratello

Simone a Pippo: «Bravo ma l’anno prossimo non batterai la mia Lazio in serie A»

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 ?? (Getty Images) ?? Promosso Filippo Inzaghi, 46 anni, ha ottenuto la promozione in serie A al primo anno con il Benevento Inzaghi aveva già vinto il campionato di C con il Venezia
(Getty Images) Promosso Filippo Inzaghi, 46 anni, ha ottenuto la promozione in serie A al primo anno con il Benevento Inzaghi aveva già vinto il campionato di C con il Venezia

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