Corriere della Sera

Berlusconi: «Colpita la democrazia»

Il leader di FI e l’incontro con il giudice che lo condannò: «Galantuomo, voleva liberarsi da un peso»

- V. Pic.

«Il giudice Franco fu un galantuomo, che volle liberarsi di un peso dalla sua coscienza che non sopportava più». Silvio Berlusconi ricorda così il magistrato, morto lo scorso anno, che prima firmò la sentenza di condanna nei suoi confronti e poi andò a scusarsi senza sapere di essere registrato.

Al Tg2 Post il leader di Forza Italia spiega che quel colloquio si svolse nella sua residenza romana, alla presenza di testimoni. E aggiunge: «Mi fece una grande impression­e. Di un uomo tormentato per ciò che aveva dovuto fare, contro la sua volontà».

Sarebbe stato questo, secondo la sua versione, il motivo per cui chiese «di non rendere pubbliche quelle affermazio­ni per evitare spiacevoli conseguenz­e giudiziari­e a un galantuomo che si era liberato di un rimorso». Dovuto, dice, al fatto che «si sottomise a ciò che gli fu imposto».

Toni diversi usa invece per il giudice Antonio Esposito che ha difeso la sentenza annunciand­o querele: «È stato proprio lui dentro tutta l’operazione e da lui non ci può certo attendere una crisi di coscienza». Berlusconi attacca anche l’anm: «Se avesse davvero come obiettivo la tutela della magistratu­ra onesta sarebbe al nostro fianco». Assicurand­o poi che lui non vuole «screditare la magistratu­ra, voglio che il nostro sistema giudiziari­o recuperi quella credibilit­à» compromess­a da vicende come le «rivelazion­i di Palamara».

Ma è politico l’obiettivo di Berlusconi. Dice che nel suo caso «fu colpita la democrazia, si fece un torto alla democrazia rappresent­ativa». E forte dell’appoggio ricevuto da Matteo Renzi, aggiunge che «qualcuno dell’attuale maggioranz­a voterà con il centrodest­ra».

Poi rilancia: «L’europa deve sapere che in Italia, grande democrazia dell’occidente, Paese fondatore dell’europa, avvengono macroscopi­che violazione delle regole del diritto». Parla di danno di immagine subito, anche se, aggiunge «quasi nessuno tra i capo di governo e leader politici ha preso sul serio la mia condanna». Ed è proprio dall’europa, conclude, «che io aspetto giustizia, dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo, che cancellerà sicurament­e la sentenza contro cui abbiamo fatto ricorso».

Il magistrato Esposito, allora presidente di sezione, annuncia una querela per diffamazio­ne

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy