«Il futuro della moda? È l’ora delle alleanze»
Della Valle: continuo a comprare azioni. Norsa: aggregazioni
Nonostante un quadro in continuo mutamento, in Cina e mercati vicini si sta vedendo quella che Diego Della Valle, presidente e ceo di Tod’s, definisce «una bella euforia». Un messaggio positivo, che anche il vice presidente esecutivo di Ferragamo, Michele Norsa, sottolinea ricordando come Corea e Giappone stiano diventando mercati più importanti dell’Europa.
Ma la crisi provocata dal Covid sta mutando la geografia della moda e il timore sul tavolo oggi è il possibile nuovo shopping di aziende italiane dall’estero. Un tema che il presidente di Simest, Pasquale Salzano, definisce «sensibile» per il Paese e di cui occuparsi; senza impedire investimenti dall’estero, piuttosto allargando gli aiuti per non perdere quote. E, infatti, Simest ha annunciato ieri che salgono i nuovi importi massimi dei finanziamenti per l’internazionalizzazione.
Sarà nuovo shopping? O è tempo di un’alleanza italiana? Parlando al talk Rcs Academy il presidente di Tod’s dice che non c’è da aver timore quando a comprare «sono persone con un forte know-how, spalle robuste e rispetto per il nostro Paese», come è accaduto con i gruppi francesi. «A volte la garanzia di grandi gruppi attenti all’origine dei marchi, è più importante di famiglie che si ingrandiscono o invecchiano». Nessuno «vende a cuor leggero», spiega l’imprenditore. Che non passerà la mano: «Sto andando in una direzione opposta a quella di una vendita, in questo anno e mezzo ho continuato a comprare azioni».
Le dimensioni restano un punto critico. Roberto Parazzini,
amministratore delegato Deutsche Bank Italia, ricorda che «una recente ricerca sui brand del lusso vede ben 16 marchi italiani tra i primi 50 al mondo, contro 10 francesi. Questi ultimi però valgono il 50% in più di quelli del nostro Paese». Ma il made in Italy è il terzo marchio più importante a livello globale e «le nostre aziende hanno tutte le carte in regola per recuperare questo gap e fare anche meglio». Norsa, nella sua veste di industrial partner di Fsi, da tempo si augura un’alleanza italiana e dice che «la crisi può agire da catalizzatore della moda italiana. Nella primavera 2021 si ragionerà sul futuro delle aziende, ci saranno winners e loosers. Piano piano si aprirà anche uno spirito di solidarietà e di collegamento tra imprenditori preparatorio a una maggiore alleanza». Resta sul terreno la necessità di istituzioni Antitrust che diano risposte più veloci, ricorda Stefania Bariatti, ordinaria di diritto internazionale alla Statale di Milano, perché «il mercato non aspetta i tempi del regolatore». Tra pandemie e finanza, l’industria non può, non deve, dimenticare il rispetto delle culture, come ricorda la stilista italo-haitiana Stella Jean. Il monito che arriva dall’America è forte.