Più poteri ai governi sul piano da 750 miliardi La proposta di Michel
«Dovremo tutti venirci incontro» aveva detto la cancelliera Angela Merkel nel discorso di presentazione della presidenza tedesca dell’Ue davanti al Parlamento europeo tre giorni fa. E ieri il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha messo sul tavolo i numeri che saranno la base del negoziato tra i leader nel vertice straordinario della prossima settimana, che dovrà portare a un accordo sul Recovery Fund e sul bilancio Ue 2021-2027.
Il pacchetto per aiutare i Paesi più colpiti dalle conseguenze economiche del Covid rimane nella proposta di Michel come l’ha disegnato la Commissione: 500 miliardi di trasferimenti a fondo perduto e 250 miliardi di prestiti. Che per l’Italia vorrebbe dire 172,7 miliardi, di cui 81,8 miliardi di sovvenzioni e 90,9 miliardi di prestiti. Però per venire incontro alle richieste dei Paesi nordici non intenzionati ad allargare i cordoni della borsa, il Consiglio propone di tagliare il prossimo bilancio Ue portandolo da 1.100 a 1.074, e di mantenere i «rebate», il meccanismo delle correzioni che riporterà nelle casse della Danimarca circa 197 milioni l’anno, dell’Austria 237 milioni, della Svezia 798 milioni, dell’Olanda 1,576 miliardi e della Germania 3,67 miliardi. In più aumenta il potere dei governi sul controllo dell’uso dei fondi del Recovery Fund, come anche auspicato dai nordici ma anche da Berlino.
La maggior parte dei fondi (560 miliardi) viene assegnata attraverso la Recovery and Resilience Facility che presuppone la presentazione di Piani nazionali di riforma e resilienza in linea con le priorità Ue (trasformazione verde e digitale dell’economia, maggiore inclusione) e con le Raccomandazioni
Paese legate al semestre europeo. La valutazione dei piani sarà fatta dal Consiglio a maggioranza qualificata su proposta della Commissione. La valutazione positiva delle richieste di pagamento sarà subordinata al soddisfacimento delle «pietre miliari», cioè degli obiettivi che dovranno essere indicati e raggiunti. La Commissione adotta la decisione sull’approvazione dei pagamenti, tenendo conto del parere del Comitato economico e finanziario (un organismo in cui sono rappresentati i governi). Nella proposta della Commissione era invece l’esecutivo a dare il via libera ai piani nazionali. Michel ha spiegato che dovranno tenere conto delle «raccomandazioni degli ultimi anni» e non solo di quelle del 2020. Per l’Italia vuol dire rafforzamento del sistema sanitario, riforma della giustizia, protezione per i lavoratori, liquidità alle imprese, ma anche lotta all’evasione e completamento della riforma pensionistica. Per venire incontro ai Paesi dell’Est Europa, che contestano i criteri di assegnazione del Recovery Fund, il Consiglio propone di impegnare il 70% dei trasferimenti a fondo perduto tra il 2021 e il 2022 con i parametri individuati dalla Commissione e il restante 30% dalla fine 2023 usando criteri diversi per l’assegnazione: il crollo del Pil nel 2020 e 2021.
Il Consiglio ha cercato un compromesso anche sull’aumento delle risorse proprie — punto irrinunciabile per il Parlamento Ue — che permetteranno alla Commissione di emettere bond sul mercato, e sul timing del rimborso accogliendo l’istanza tedesca di anticiparlo al primo gennaio 2027 (durerà fino al 31 dicembre 2058). Da gennaio 2021 è proposta l’introduzione della plastic tax, dal gennaio 2023 la carbon tax (meccanismo di aggiustamento alle frontiere) e prelievo sui gruppi digitali. Dovrà essere fatta anche una proposta sul sistema degli scambi di emissioni inquinanti (Ets). Il negoziato sarà duro. Svezia e Finlandia hanno già detto no.