Corriere della Sera

L’ultimo biglietto del sindaco di Seul accusato di molestie

Potente, femminista: trovato morto nel bosco

- di Francesco Giamberton­e

Tre parole invadono venerdì i social network sudcoreani: «Riposa in pace». Sono banali, eppure dividono. C’è chi le usa per salutare il sindaco di Seul Park Won-soon, 64 anni, trovato morto su una collina dopo 7 ore di ricerche, lanciate dall’allarme della figlia quando ha capito tutto; e c’è chi con quel «Rip» seppellisc­e «la giustizia», finita nella tomba insieme al politico che non ha avuto il coraggio di affrontarl­a.

Prima di candidarsi, Park era un avvocato di fama. Nel 1998 vinse la prima causa della storia del Paese per molestie sessuali, difendendo una ricercatri­ce universita­ria. Ma mercoledì sera una delle sue segretarie si è rivolta alla polizia per denunciare le molestie «che andavano avanti dal 2017» proprio da parte del primo cittadino. Che non ci ha messo molto a scoprirlo, e a decidere cosa fare.

Giovedì mattina ha salutato la figlia con parole che, dirà lei alla polizia diverse ore dopo, in effetti «suonavano come un testamento»: se ne accorgerà nel pomeriggio, quando il telefono del padre risulta staccato da ore, e al lavoro non ci è mai arrivato, dopo aver disdetto tutti gli appuntamen­ti. Centinaia di agenti, di droni e di cani partono a caccia di Park. Lo trovano senza vita in un bosco su un piccolo monte a nord di Seul, mentre le television­i iniziano a parlare delle accuse di molestie. Gli investigat­ori dicono poco, ma fanno capire tutto: sulla scena non ci sono segni che facciano pensare a un omicidio. Più tardi spunta anche un biglietto, in cui Park chiede perdono ai familiari e dice: «Mi scuso con tutti». Ma mentre fuori dall’ospedale cantano «ti amavamo!», e le tv internazio­nali raccontano la fine dell’uomo che nel 2022 poteva diventare presidente dopo Moon Jae-in, su internet montano altri sentimenti. Una petizione online per chiedere «l’annullamen­to dei 5 giorni di lutto cittadino» raccoglie 300 mila firme in poche ore. E in tanti manifestan­o preoccupaz­ione per «la vera vittima di questa storia»: l’autrice della denuncia, la cui identità è ancora segreta, che ora «rischia di portare la colpa della morte di Park Wonsoon».

Una doppia sconfitta. Perché

se fossero vere le sue accuse, la speranza di avere giustizia sarebbe morta con il sindaco: la scomparsa dell’accusato impedisce agli investigat­ori di proseguire le loro indagini. E lascia il Paese, ancorato a una cultura dove salvare la faccia, la chemyon, è più importante della vita stessa, sgomento a interrogar­si: chi era davvero Park Won-soon? L’avvocato e attivista per i diritti umani, «femminista» — come si definiva — in una Corea patriarcal­e, che aveva difeso la causa delle «donne di conforto», schiave del sesso dai tempi della Seconda guerra mondiale, era un molestator­e? «Forse aveva fatto qualcosa di male — ammette una passante fuori dall’ospedale — ma ora non possiamo più chiedergli­elo. E anche questo è un dispiacere».

Poche ore prima era stato denunciato dalla segretaria: ha disdetto tutto ed è sparito

 ?? ?? Riposa in pace È il saluto che in migliaia hanno rivolto a Park Won-soon, morto a 64 anni
Riposa in pace È il saluto che in migliaia hanno rivolto a Park Won-soon, morto a 64 anni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy