«Il coraggio (e l’orgoglio) di ripartire da Milano»
Antonio De Matteis, ad del brand napoletano Kiton «Probabilmente verranno pochi clienti, ma non importa. Abbiamo il dovere di dire: noi ci siamo»
Antonio De Matteis si avvicina con passo svelto dribblando i manichini avvolti dalle colorate proposte per l’estate: sono in corso le fasi di allestimento della nuova collezione e la grande sala del palazzo di via Pontaccio (da 5 anni sede milanese del gruppo Kiton) è piena di colori sulle tonalità del mare, quasi a non voler tradire l’identità napoletana di uno dei marchi sartoriali per uomo probabilmente più esclusivi e amati al mondo.
De Matteis, 56 anni, è l’amministratore delegato di Kiton. E a un uomo concreto, che ama l’eleganza ma è sensibile anche ai numeri, in questo periodo difficile viene naturale chiedere subito: come va? Un lungo sospiro precede un sincero e amaro «Eeeeh!», esclamazione genuina che contiene insieme un sentimento di dolore, ma anche la volontà di andare avanti, con coraggio e determinazione. Come se quel «Eeeh!» trattenuto a mezza gola, racchiudesse una infinità di ragionamenti complessi, di scenari da affrontare con consapevolezza e volontà. Usando le parole di Gramsci: con «pessimismo della ragione e ottimismo della volontà».
Ma soprattutto di ottimismo, di identità, di sfida, è quello di cui vuole parlare De Matteis. «Sicuramente i nostri clienti sarebbero venuti più volentieri a Napoli che a Milano. Ma abbiamo deciso di ripartire proprio da qui, da Milano. Lo dico da napoletano: dobbiamo molto a questa città. E dobbiamo lanciare un messaggio di rinascita, un segnale forte e importante, un messaggio che abbia una forza simbolica, rivolto all’Italia e al mondo. Abbiamo il dovere di metterci in gioco anche sapendo che probabilmente verranno pochissimi clienti. Ma non importa. Abbiamo il dovere di dire: noi ci siamo».
Dietro queste parole si cela la filosofia e il destino di una azienda che rappresenta il
Made in Italy grazie alla sua eccellenza sartoriale, con cinque siti produttivi, 53 boutique monomarca, l’esclusività di solo 250 clienti nel mondo, un fatturato di 135 milioni di euro (che fino ad ora continuava a crescere) grazie al lavoro di 850 operai e 350 sarti che creano 80 giacche al giorno con tessuti realizzati nei propri lanifici di Biella. Insomma, una macchina industriale, ricca di storia, tradizione e fascino.
Uno spirito speciale, dunque, per una azienda in qualche modo unica. E forse proprio per l’eccezionalità del momento, e per la personalità travolgente di De Matteis, ecco il nostro Totò, come lo chiamano gli amici, mettersi in auto con il suo braccio destro e fare il suo personale Tour. Un giro d’Italia, per incontrare, vedere, capire: 12 mila chilometri, in tre settimane, da Livigno a Taormina, passando da Genova, Firenze, Roma, fino a Mondello. De Matteis parla con l’entusiasmo di chi ha scoperto un mondo inaspettato, che nella difficoltà rivela un senso, tutto italiano di prodigioso riscatto. Un viaggio come un incantato cannocchiale visivo che mette in luce la natura degli uomini e il potere delle cose: clienti fedeli e nuovi incontri, ma anche la bellezza della natura insieme al design che ci rende famosi nel mondo: «Ho scoperto il valore del tempo libero, la bellezza di negozi disegnati da architetti e designer eccezionali in contesti storici che nessun altro paese al mondo può avere. Ma la cosa che più mi ha fatto piacere è l’accoglienza affettuosa di chi non è nostro cliente. Un viaggio d’altri tempi, che mi ha aiutato a capire di più la struttura sociale ed economica in Italia e riconoscere soprattutto una grande volontà condivisa: quella di superare ogni difficoltà».
Certo, fa un po’ di malinconia percorrere il quartiere di Brera e vedere oggi saracinesche
dchiuse e negozi semivuoti: «Noi imprenditori stiamo scommettendo su noi stessi. Le chance ci sono: in Cina, durante la pandemia eravamo a meno 50%, alla fine del mese eravamo a più 8%. La gente vuole ricominciare a vivere. Sino al 24 luglio siamo pronti a incontri di persona e a collegamenti con il mondo. Non ci sono gli americani perché gli aerei non volano? Andiamo noi da loro: venga a vedere».
Davanti a noi, due megaschermi lasciano intuire una perfetta visione dei possibili clienti. E poi telecamere fisse e telecamere mobili per i dettagli dei tessuti e tutto quello che può servire all’osservatore oltreoceano. «Nel rapporto col cliente amiamo il racconto, la condivisione, far capire la qualità così alta che richiede tanto lavoro, passione ed energia».
Comunicare
«Non ci sono gli americani perché gli aerei non volano? Andiamo noi da loro»