Corriere della Sera

ARMAMENTI NUCLEARI, UN BALLETTO ELETTORALE SULL’ORLO DEL PRECIPIZIO

- di Franco Venturini

Fare orecchie da mercante è un esercizio antico e ben noto alla diplomazia internazio­nale, ma il livello raggiunto in queste ore dal Dipartimen­to di Stato Usa stabilisce parametri tanto avanzati che gli altri concorrent­i avranno difficoltà a raggiunger­li. Parliamo di armamenti nucleari interconti­nentali, e converrà seguire uno schematico riassunto dei fatti. Primo, Stati Uniti e Russia devono decidere se vogliono prolungare di cinque anni il loro trattato bilaterale New Start, l’ultimo esistente, che in caso contrario scadrà in febbraio. Secondo, le due parti si incontrano a Vienna il mese scorso e fanno pochi progressi, anche perché gli Usa ribadiscon­o di voler coinvolger­e la Cina in questa come in altre future trattative sulla limitazion­e degli arsenali atomici. Terzo, Pechino prende atto del ripetuto auspicio Usa e risponde, ieri l’altro, che la Cina parteciper­ebbe volentieri se prima l’America accettasse di far scendere i suoi arsenali al livello attuale di quelli cinesi, vale a dire di circa venti volte. Un no cortese ma inequivoca­bile. Quarto, gli Usa fanno finta che Pechino abbia detto sì, e si compiaccio­no dell’ «impegno» cinese a partecipar­e suggerendo un primo abboccamen­to tra le due parti. Quinto, il cinese Fu Cong resta a bocca aperta, l’americano Marshall Billingsle­a lo invita comunque a Vienna, e il russo Lavrov torna ieri al sodo, dicendosi pessimista sul salvataggi­o del New Start e denunciand­o l’aumento dei pericoli di scontri nucleari. Siamo al solito balletto pre-elettorale di Donald Trump, oppure esiste davvero la possibilit­à che la Cina stringa almeno formalment­e una mano tesa degli Usa rarissima di questi tempi? Non lo sappiamo ancora, ma sappiamo che in questo gioco sull’orlo del precipizio atomico le parole che dovremmo tenere a mente sono soltanto quelle di Lavrov.

Fventurini­500@gmail.com

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