Il karma di Gabbani «Oggi ho successo ma quanti sacrifici»
Il cantautore al Festival di Majano in una nuova veste Arrangiamenti raffinati e una dimensione più intima
«Per fortuna si riparte, anche se un po’ azzoppatelli, come dicono dalle mie parti. Ma guardiamo il lato positivo, la verità è che si fa quello che si può». Per Francesco Gabbani da Carrara, 37 anni, il concerto di Majano del 26 luglio ha un significato particolare: da una parte va a sanare un’astinenza da live ben più lunga di quella imposta dal Covid-19 (il suo ultimo vero concerto risale al Capodanno 2019, a Milano), dall’altra lo riporta davanti a un pubblico che ama («quello friulano è un pubblico caldo e attento»), infine gli permette di proporsi con abiti nuovi, come promette il titolo del nuovo tour («Inedito acustico») che proseguirà a Castelnuovo di Garfagnana (LU) il 13/8 e a Fossano (CN) il 22/8. «Il mio è un sound dove gli arrangiamenti, un mix tra rock ed elettropop, sono molto importanti, a volte forse anche troppo — dice Gabbani —. Proporre le mie canzoni in versione minimalista è una bella occasione per andare al centro della questione, a una dimensione più intima, vera, spontanea, che poi è la dimensione d’origine della scrittura delle mie canzoni. Io amo comporre ancora “alla vecchia”, cioè partendo da voce e chitarra o pianoforte invece che dai beat studiati dai producer del momento».
In pochi anni Francesco ha messo in bacheca premi sanremesi che altri non vedranno in una vita: «Amen», prima tra i Giovani (2016), «Occidentali’s Karma», trionfatrice tra i big l’anno dopo, e «Viceversa» (titolo anche dell’ultimo cd), seconda quest’anno. Ma non è stato sempre così. Dopo anni di gavetta nei locali di provincia, prima suonando blues, jazz e funky («erano la mia passione, con Stevie Wonder»), poi con i Trikobalto, ha pensato di mollare tutto.
«Solo io so con quanta fatica, determinazione e impegno ho inseguito risultati che non arrivavano. Mi sono messo anche a scrivere per altri, e poi, con grande disincanto, mi sono presentato alle selezioni di Sanremo Giovani con una canzone che di sanremese non aveva niente. Mi hanno anche eliminato, e mi sembrava ovvio — racconta Francesco — salvo ripescarmi perché avevano sbagliato i conti. Vinsi il Festival e cambiò tutto, come se, ragionando in termini di karma, mi fosse stato ridato in una volta tutto quello che mi era stato tolto prima. Questo, però, se da una parte mi ha riempito di gioia e gratitudine, dall’altra ha moltiplicato i miei dubbi su quale sia il mio vero posto nel mondo».
Caso, destino, fortuna? Quel che è certo è che Francesco ha avuto fin dagli esordi un talento raro: scrivere bella musica e sfornare decine di ritornelli killer, di quelli che ti si piantano in testa e non se ne vanno più. E, cosa non trascurabile, sa anche abbinarli a testi che calzano come abiti su misura su un corpo già ben fatto di suo. «Sono un melodista accanito, lo confesso, e amo la canzone italiana più tradizionale. Spesso rincorriamo stili che non ci appartengono, mentre nel nostro Dna abbiamo già un tesoro. Ed essendo un musicista, lavoro duro perché nelle mie canzoni musica, parole, significato, rime e metrica stiano bene insieme. Ne ho una necessità
Il metodo
Io amo comporre ancora alla vecchia, cioè partendo da voce e chitarra o pianoforte
Le radici
Sono un melodista accanito, lo confesso, e amo la canzone italiana più tradizionale
quasi fisica». Solo poco tempo fa si cantava e suonava dai balconi, poi il silenzio. La musica ha vinto o perso? «Magari in maniera più privata, ma la musica non è mai uscita dalle nostre vite. Certo, pare che la classe dirigente di questo Paese non la consideri degna di essere sostenuta, quasi non fosse un lavoro normale. E questo spiace molto».