Corriere della Sera

Accanto a Bartali e Coppi appare il terzo incomodo

- Di Paolo Di Stefano

Igrandi narratori sanno che anche i personaggi minori hanno una loro grandezza e sarebbe un delitto tagliarli fuori solo perché non sono funzionali alla trama. Lo sapeva bene il maestro dei registi, Alfred Hitchcook, che aveva il gusto di riservare a sé stesso il ruolo di intruso e di testimone casuale all’interno dei propri film. Prendete il birocciaio incaricato da padre Cristoforo di accompagna­re a Monza Renzo, Agnese e Lucia in fuga: lo vediamo nel capitolo IX dei Promessi Sposi, facciamo appena in tempo a sbalordire di fronte alla sua generosità, quando rifiuta ogni compenso, e ce ne dimentichi­amo subito. Diciamo la verità, qualcuno ha mai sentito parlare del ciclista belga Stan Ockers? Gli esperti lo ricordano come campione del mondo 1955 a Frascati e vincitore, lo stesso anno, della Liegi-BastogneLi­egi. Un protagonis­ta da albo d’oro. Ma la memoria collettiva (tanto più quella del ciclismo) richiede una buona dose di epica e l’epica a volte è spietata. Deve semplifica­re, esaltando gli eroi, e solo gli eroi. Così il povero Ockers è stato sempliceme­nte obliterato, con un taglio netto di forbici, dall’immagine più famosa: era il terzo incomodo, appartato verso la montagna, nella scena madre del celebre scambio di borracce tra Coppi e Bartali, sesta tappa del Tour de France. Ockers, minuto, ingobbito, lo sguardo piccolo fisso sulla salita davanti a sé, stremato dalla fatica, pedalava accanto a Coppi, troppo concentrat­o per accorgersi che alla sua destra si stava compiendo un gesto destinato all’immortalit­à della Storia. C’era anche lui in quell’attimo eterno a cui nessuno ha mai saputo dare una interpreta­zione definitiva (chi aiutava chi?). A rivelarlo è la filologia: cioè il ritrovamen­to dell’istantanea originale. Il documento è stato individuat­o dallo storico del ciclismo Carlo Delfino nell’archivio di Marino Vigna, ciclista pure lui, medaglia d’oro di inseguimen­to a squadre a Roma nel 1960. La scoperta, raccontata sul «Secolo XIX» da Valerio Arrichiell­o, è avvenuta ad Albissola domenica scorsa grazie a un incontro curioso e nostalgico tra Delfino e Vigna. Diversamen­te dalla borraccia misteriosa, della fotografia originale si conoscono tutti i passaggi: Vigna l’ha ereditata da suo padre, al quale la regalò il suo amico Giovanni Tragella, direttore sportivo di Coppi. Il non testimone oculare ha ora la sua giustizia, quella dell’intruso che avrebbe potuto dire: «C’ero anch’io» ma rimase muto, essendo scomparso nel 1956, solo quattro anni dopo lo scatto storico. Niente di eroico, neanche nel silenzio.

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Bartali, Coppi e il belga Ockers
L’uomo in più Bartali, Coppi e il belga Ockers

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