De Luca, caso nel Pd La gaffe sul leader poi la polemica sui morti lombardi
Anche la Lega attacca: frasi squallide
Non c’è alcun dubbio: Vincenzo De Luca è diventato un personaggio. Tanto che nemmeno Maurizio Crozza riesce ad eguagliarlo. L’originale è molto meglio dell’imitazione.
Il governatore campano ama le frasi ad effetto e non rinuncerebbe mai a una battuta, tanto più se gli viene servita su un piatto d’argento. Ma qualche volta si lascia prendere la mano dal suo eloquio brillante e caustico. È accaduto l’altro ieri sera in quel di Sorrento, quando, intervistato da Bruno Vespa, ha parlato del Covid. «In Campania — ha detto il sempre effervescente De Luca — è stato fatto uno straordinario lavoro». E fin qui non ci piove. Peccato però che poi abbia aggiunto: «Mentre in Lombardia c’erano i morti per strada, non in ospedale».
Una frase forte alla quale, a tutta prima, i più non hanno fatto caso colpiti da un’altra battuta all’indirizzo di Nicola Zingaretti: «Ci ricordiamo alcune frasi come “Milano non si ferma”, “Bergamo non si ferma”. Un segretario di partito, che è anche un amico, è andato a fare un brindisi, ma siccome Dio c’è, ha beccato il Covid».
Un’affermazione che più tardi lo stesso De Luca ha derubricato a «battuta» e non ad «atto politico». Anche se sono in molti a sospettare che il presidente della Campania abbia ancora il dente avvelenato con Zingaretti. Infatti il leader del Pd, mesi fa, non sembrava poi tanto convinto della sua candidatura perché si rendeva conto che non avrebbe mai e poi mai potuto offrire un patto di alleanza ai 5 Stelle sul nome di De Luca. Il quale all’epoca (era febbraio) non le mandò a dire e, riferendosi al fatto che i dem tardavano a candidarlo, affermò: «Il Pd sembra un partito che va a diesel. Questa, però, è una cosa che porta bene, perché tutto quello che ho fatto nella mia vita non l’ho fatto grazie al partito ma nonostante il partito. Mi hanno sempre rotto le scatole».
Tornando all’oggi: certo, anche la battuta su Zingaretti ha fatto sobbalzare più d’uno nel Pd. «Infelice» l’ha definita l’ex segretario Maurizio Martina. Ma è stata la frase sui morti per le strade delle Lombardia ad accendere la polemica. La Lega ha protestato contro il presidente della Regione Campania: «Fa ribrezzo», ha tuonato Roberto Calderoli. E il deputato bergamasco del Carroccio Daniele Belotti ha preannunciato querela per quelle «squallide» affermazioni. Mentre Matteo Salvini l’ha buttata in politica: «Tra qualche mese mandiamo De Luca a fare da spalla a Crozza».
Ma anche i dem lombardi si sono irritati (e amareggiati). Come dimostra la reazione di Martina: «In Lombardia abbiamo vissuto settimane drammatiche, dentro e fuori dagli ospedali, e le cose come tutti sanno non sono andate affatto bene. Sono stati momenti che spero non si ripetano mai più, qui come altrove.
Consiglio a tutti nelle istituzioni di misurare le parole e i comportamenti e di evitare frasi infelici. Ciascuno si concentri sulle cose da fare e sul lavoro che abbiamo davanti».
Insomma, se sulla battuta che riguardava Zingaretti il Pd aveva voluto evitare di aprire una polemica perché in Campania si vota a settembre e per i dem riconfermare De Luca è essenziale, sulla frase sui morti, a pochissimi mesi dallo scatenarsi virulento della pandemia in Lombardia, le ragioni di opportunità politica sono state invece spedite in soffitta. Perché, come sottolinea Martina, quello è stato un periodo «drammatico», il cui ricordo provoca ancora dolore e sofferenza. Ma i guai per il governatorissimo non sono finiti qui. Anzi. Ora cominciano le beghe campane: la decisione di Clemente Mastella di appoggiare De Luca alle Regionali rischia infatti di provocare nuove polemiche nel centrosinistra.