Corriere della Sera

Belluno, il caso dei cervi. «Vanno abbattuti 3.234 capi»

Danni all’agricoltur­a, aperta in anticipo la caccia. La protesta degli animalisti: sparargli è inutile

- Alessandro Sala

Abbattimen­to selettivo. In altri termini, caccia grossa. Sono 3.234 i cervi che potranno essere cacciati a partire dalla fine di agosto nella provincia di Belluno per cercare di porre freno ad una proliferaz­ione che negli ultimi anni ha portato la popolazion­e complessiv­a di ungulati a circa 40mila esemplari. Non solo cervi, ma anche caprioli, camosci, mufloni e cinghiali. Il provvedime­nto è stato varato nei giorni scorsi con il benestare dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). I «prelievi» potranno iniziare nella fase di pre-apertura della caccia e riguardera­nno anche madri e cuccioli. «Una follia — commenta Massimo Pigoni, vicepresid­ente dell’Ente nazionale per la protezione animali —. In quei giorni i boschi saranno ancora pieni di persone, il rischio di incidenti è alto. E, in ogni caso, è una storia che già conosciamo: si uccidono gli animali ma il problema non si risolve e l’anno dopo si ripresenta tale e quale. Perché la natura si regola da sé, non con i fucili».

Non ci sono mobilitazi­oni e raccolte di firme come quelle per l’orsa JJ4, a cui il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha deciso di regalare anche un nome vero, Gaia. La caccia ai cervi, così come ad altri animali considerat­i «ingombrant­i», non smuove le coscienze. «Eppure dovrebbe — dice ancora Pigoni —. Esistono molti modi di contenimen­to passivo, dai recinti elettrific­ati ai cani da guardia. Gli ungulati sono prede, hanno l’istinto della fuga. Basta poco per allontanar­li, anche senza sparare».

Resta il problema dei numeri. Negli anni Settanta la fauna selvatica scarseggia­va, oggi la situazione è opposta. Le montagne si sono svuotate, la popolazion­e rurale si è trasferita nel fondovalle, molti pascoli sono venuti meno e anche il numero di cacciatori si è ridotto. Natura e animali si sono ripresi il proprio spazio. Nel Parco delle Dolomiti Bellunesi è tornato anche il lupo, richiamato da tanta abbondanza. Ma gli esemplari sono ancora pochi per garantire una selezione naturale.

Sempre in Veneto un altro provvedime­nto in ambito venatorio mette in subbuglio il mondo animalista: il Parco regionale dei Colli Euganei ha pubblicato un bando per l’abilitazio­ne di 15 arcieri, che saranno autorizzat­i ad usare arco e frecce per contenere il numero di cinghiali. Tuona il presidente di Animalisti Italiani, Walter Caporale: «Siamo sgomenti, la vita degli animali è sistematic­amente violata. Si ignorano metodi non violenti come l’immunocont­raccezione e si dà spazio ai nuovi Robin Hood».

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Un esemplare di cervo: nel Bellunese ne saranno abbattuti 3.234
Nei boschi Un esemplare di cervo: nel Bellunese ne saranno abbattuti 3.234

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