Belluno, il caso dei cervi. «Vanno abbattuti 3.234 capi»
Danni all’agricoltura, aperta in anticipo la caccia. La protesta degli animalisti: sparargli è inutile
Abbattimento selettivo. In altri termini, caccia grossa. Sono 3.234 i cervi che potranno essere cacciati a partire dalla fine di agosto nella provincia di Belluno per cercare di porre freno ad una proliferazione che negli ultimi anni ha portato la popolazione complessiva di ungulati a circa 40mila esemplari. Non solo cervi, ma anche caprioli, camosci, mufloni e cinghiali. Il provvedimento è stato varato nei giorni scorsi con il benestare dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). I «prelievi» potranno iniziare nella fase di pre-apertura della caccia e riguarderanno anche madri e cuccioli. «Una follia — commenta Massimo Pigoni, vicepresidente dell’Ente nazionale per la protezione animali —. In quei giorni i boschi saranno ancora pieni di persone, il rischio di incidenti è alto. E, in ogni caso, è una storia che già conosciamo: si uccidono gli animali ma il problema non si risolve e l’anno dopo si ripresenta tale e quale. Perché la natura si regola da sé, non con i fucili».
Non ci sono mobilitazioni e raccolte di firme come quelle per l’orsa JJ4, a cui il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha deciso di regalare anche un nome vero, Gaia. La caccia ai cervi, così come ad altri animali considerati «ingombranti», non smuove le coscienze. «Eppure dovrebbe — dice ancora Pigoni —. Esistono molti modi di contenimento passivo, dai recinti elettrificati ai cani da guardia. Gli ungulati sono prede, hanno l’istinto della fuga. Basta poco per allontanarli, anche senza sparare».
Resta il problema dei numeri. Negli anni Settanta la fauna selvatica scarseggiava, oggi la situazione è opposta. Le montagne si sono svuotate, la popolazione rurale si è trasferita nel fondovalle, molti pascoli sono venuti meno e anche il numero di cacciatori si è ridotto. Natura e animali si sono ripresi il proprio spazio. Nel Parco delle Dolomiti Bellunesi è tornato anche il lupo, richiamato da tanta abbondanza. Ma gli esemplari sono ancora pochi per garantire una selezione naturale.
Sempre in Veneto un altro provvedimento in ambito venatorio mette in subbuglio il mondo animalista: il Parco regionale dei Colli Euganei ha pubblicato un bando per l’abilitazione di 15 arcieri, che saranno autorizzati ad usare arco e frecce per contenere il numero di cinghiali. Tuona il presidente di Animalisti Italiani, Walter Caporale: «Siamo sgomenti, la vita degli animali è sistematicamente violata. Si ignorano metodi non violenti come l’immunocontraccezione e si dà spazio ai nuovi Robin Hood».