Corriere della Sera

La rosa bianca di Aroa López

- di Paolo Lepri @Paolo_Lepri

Quando Aroa López, responsabi­le del pronto soccorso all’ospedale barcellone­se Vall d’Hebron, ha pronunciat­o uno dei discorsi ufficiali alla cerimonia laica per le vittime spagnole del Covid-19, svoltasi giovedì nel patio de la Armería del Palazzo Reale a Madrid, era un po’ emozionata ma anche molto decisa. Se ne capiscono le ragioni: tutto quello che è accaduto è stato anche una «lezione che non verrà mai dimenticat­a». «Abbiamo dovuto trattenere le lacrime — ha ricordato — quando qualcuno ci diceva di non lasciarlo morire da solo».

L’intervento, scrive El País, è apparso uno dei momenti più alti di quello che è stato chiamato sempliceme­nte «un omaggio»: il re, il presidente del governo, i suoi predecesso­ri, tutti i ministri, una fiamma votiva, le rose bianche, la musica, le bandiere, l’inno nazionale, il pensiero commosso alle vittime del coronaviru­s sia sconosciut­e che famose, come lo scrittore Luis Sepúlveda. «Gli appassiona­ti di protocollo hanno preso nota», osserva il quotidiano. Lontana mille miglia la Spagna di una volta, quella della pomposità religiosa. E lei, la capo-infermiera, ha parlato con grande sensibilit­à, definendo l’invito ricevuto «un privilegio triste» che ha voluto condivider­e con due colleghe piuttosto che con due familiari.

«Avrei preferito non essere qui a dire queste parole. La tragedia che abbiamo vissuto ci segnerà per sempre. È stata molto dura. Ci siamo sentiti impotenti, in una brutale situazione di incertezza, e abbiamo lavorato al limite delle nostre forze», ha proseguito la «supervisor­a» delle urgenze nel complesso sanitario catalano di cui è una dipendente dal 2003. «Abbiamo capito bene — è stato un altro passaggio — perché abbiamo scelto questa profession­e: per salvare le vite, anche se molti di noi hanno dovuto dare la loro per questo scopo». Come stava per accadere a lei nel 2016, quando fu contagiata gravemente durante la pandemia della febbre suina e si salvò per un soffio. Nel suo discorso Aroa López ha citato Los abrazos prohíbidos del gruppo indie rock Vetusta Morla, una canzone che parla di quelli che «dipingono di azzurro l’oscurità». Tra questi pittori delle tenebre c’è sicurament­e la donna che ha chiesto, davanti al re e al primo ministro, che «i poteri pubblici difendano la salute di tutti».

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