Il festival che si ribella al Covid Firenze diventa «Città dei Libri»
In programma dal 27 al 30 agosto. Tra gli ospiti Sandro Veronesi, Nicola Piovani e Lidia Ravera
Non è nato per dare agli scrittori l’ennesima passerella mediatica. Né agli editori la consueta vetrina. Lo hanno chiamato «La Città dei Lettori» perché quest’ultimo nato tra i festival letterari fiorentini — tre anni fa — è un appuntamento che mette al centro chi legge e non chi scrive: nel senso che lo coccola, il lettore, ci tiene a farlo star bene, a dargli la sensazione che leggere è una componente essenziale del benessere e della qualità della vita. Insieme ai profumi del parco di Villa Bardini, che fa da sfondo alla manifestazione, alla vista del più bel panorama fiorentino che si possa gustare dall’alto, a un ambiente che, se non fosse per il verde, sembrerebbe di stare in un salotto. Ultimo nato, ma tra i primi per appeal.
Per quattro giorni — dal 27 al 30 agosto — la terrazza e il giardino di Villa Bardini diventano una città nella città di Firenze. Dove i lettori sono i cittadini e si relazionano con i loro autori in un modo sorprendentemente libero. Questa terza edizione vede 30 autori per 40 appuntamenti: dal due volte premio Strega Sandro Veronesi (vincitore quest’anno con Il colibrì, La nave di Teseo) il 28 agosto con Daniele Mencarelli, al compositore da Oscar Nicola Piovani, che chiude la rassegna il 30. Nel mezzo: Melania Mazzucco, Riccardo Falcinelli, Corrado Augias, Stefania Auci, Vanni Santoni, Linus, Lidia Ravera, Jonathan Bazzi, Simonetta Fiori, Franco Arminio e tanti altri autori. Con un’anteprima alla Fondazione Casa Museo Ivan Bruschi di Arezzo il 24 e 25 luglio, con Angelo Pittro direttore di Lonely Planet Italia. E una «coda» alla Biblioteca Civica di Calenzano a settembre.
Fa da sfondo il parco di Villa Bardini, alla vista del più bel panorama fiorentino dall’alto
Era già nata quasi «a prova di Covid» La Città dei Lettori, prima che ne sentissimo anche solo parlare, del Covid. Perché grazie ai suoi spazi ampi e ai suoi tempi dilatati, è ciò che più si discosta dal concetto di assembramento.
Anche per questo è uno dei pochi eventi culturali a potersi permettere di rimanere «dal vivo», in presenza di pubblico, anche in questa estate segnata dalla pandemia. Coniando come parola d’ordine di questa edizione il neologismo «Librellione», nel senso di «ribellione attraverso la bellezza della letteratura contro le brutture del mondo». L’Associazione Wimbledon con la direzione di Gabriele Ametrano, e con l’aiuto di Fondazione CR Firenze e Fondazione Bardini e Peyron, ha dovuto ripensare il format alla luce delle normative anti-contagio, creando tour letterari e percorsi nel verde, laboratori e approfondimenti su letteratura, cinema e musica (la domenica sarà dedicata all’autobiografia di Woody Allen e al maestro Piovani) nel corso dei quattro giorni.
Ma il nuovo modo di «pensare» il festival è iniziato prima: durante questa fase postpandemica, quando ancora gli incontri letterari nelle librerie stentano a ritrovare la perduta routine, La Città dei Lettori ha provato, con un discreto successo, a inventarsi gli incontri «davanti» alle librerie. Nel senso dei marciapiede di fronte all’ingresso, nel caso di Firenze, del Libraccio di fronte al Duomo.
«La cultura è incontro, dibattito e crescita — spiega il direttore artistico Ametrano, agente di polizia con una passione sconfinata per i libri —. Ed è questa la nostra proposta per la ripartenza. Siamo convinti che quello dell’organizzatore culturale sia anche un ruolo sociale. Perciò abbiamo la responsabilità di esserci e di dare un segnale di rinascita a tutto il comparto culturale. Lo dobbiamo a voi lettori, agli autori e alle realtà che ci sostengono. Lo dobbiamo alla comunità che ama leggere e immergersi nella cultura».
Tra i partecipanti anche Melania Mazzucco, Stefania Auci, Vanni Santoni, Jonathan Bazzi