Bilancio, caccia ai voti di FI
Il governo chiede altri 25 miliardi di deficit, ma in Senato la maggioranza è a rischio Conte in Aula dopo Bruxelles: ha vinto l’Italia. Il Pd riapre il fronte del Mes
Il premier Conte è andato in Parlamento a riferire degli incontri e dei risultati ottenuti a Bruxelles. Ha ribadito che «ha vinto l’Italia» e ha aggiunto che «l’Unione Europea è stata all’altezza della sua storia, della sua missione e del suo destino». Ora tocca all’Italia concretizzare il piano di investimenti. Ma il Pd apre un nuovo fronte nella maggioranza: la richiesta dei fondi previsti dal Mes, il meccanismo di stabilità europea. Un’ipotesi che fino ad ora ha visto i 5 Stelle contrari. Intanto il governo è pronto ad approvare uno scostamento di bilancio di 25 miliardi, ma la maggioranza non ha i numeri. Servono i voti di Forza Italia.
Giuseppe Conte viene accolto da una standing ovation alle Camere, con quelli che una sarcastica Daniela Santanchè definisce «92 minuti di applausi fantozziani». Il premier riferisce l’esito dei quattro giorni di battaglia di Bruxelles, dai quali è tornato vincitore con 209 miliardi di Recovery Fund. Un successo che ricompatta la maggioranza e incrina l’omogeneità dell’opposizione, con il solo Matteo Salvini a parlare di «fregatura». Ma dietro l’angolo si intravede già una possibile spaccatura anche nella maggioranza, perché il Pd con Nicola Zingaretti, ma anche con Andrea Marcucci e Graziano Delrio, insiste nel ribadire la necessità di usare anche il Mes, il fondo salva-Stati, mentre il Movimento 5 Stelle continua a dire no. In serata il
Consiglio dei ministri vara un nuovo scostamento di bilancio da circa 25 miliardi.
Si dice che sia più difficile gestire le vittorie che le sconfitte e così Conte, di fronte a Salvini che lo accusa di «trionfalismo», mette le mani avanti: «È un risultato che non appartiene al governo o ai singoli ma all’Italia intera». Il premier ricorda che il risultato raggiunto «non era affatto
La citazione di Jacques Delors
L’ex commissario Ue e l’omaggio del premier È veramente giunto il momento di ricollocare il fiore della speranza al centro del giardino europeo
scontato a marzo». Spiega che l’evolversi della crisi ha consentito di superare «posizioni che sembravano insuperabili». Conte assicura di voler «realizzare il suo piano di riforme con lungimiranza» e che «sarà un lavoro collettivo con il Parlamento». Il «freno di emergenza» avrà una durata massima di tre mesi e non ci sarà nessun potere di veto, come voleva il gruppo dei
«frugali». Poi conclude con una citazione del grande economista e storico presidente della Commissione europea Jacques Delors: «È giunto il momento di ricollocare il fiore della speranza al centro del giardino europeo».
Salvini in buvette la mette così: «Poteva andare peggio? Sì certo, potevano venderci alla Cina, potevano sbarcare gli alieni, potevano arrivare le cavallette». In Aula, però, non riesce a demolire del tutto l’accordo: «Se c’è qualcosa di buono per l’Italia siamo tutti contenti, lo valuteremo. Ma è il primo caso di un prestito dove ti dicono: amico mio, i soldi li spendi come dico io». Poi chiede che i fondi vengano destinati all’agricoltura e al taglio dell’Iva.
Palazzo Madama L’applauso dai banchi del governo alla fine del discorso di Giuseppe Conte ieri in Senato. Accanto al premier, da sinistra: i ministri Federico D’Inca, Roberto Gualtieri, Luigi Di Maio e Vincenzo Amendola
Matteo Renzi punzecchia il Pd e loda Conte, anche se gli fa una richiesta: «Presidente, sorprenda il Parlamento e il Paese. Anziché una task force ci regali ad agosto un dibattito parlamentare per dire come spendere questi soldi, sfidando l’opposizione». Poi torna sul Mes: «I 37 miliardi del Mes hanno una condizionalità inferiore ai prestiti del Recovery Fund. Se non si ha il coraggio di dirlo, si sta mentendo». Il premier Conte, strattonato da una parte e dall’altra, con la stampa se le cava così: «L’attenzione su questo tema mi pare morbosa. Valuteremo insieme la situazione, ma non mi chiedete ogni giorno del Mes».
No a trionfalismi
Niente trionfalismi, ma possiamo dirci soddisfatti
È un risultato che non appartiene al governo o alla maggioranza, ma all’Italia intera
Un passaggio chiave
L’intesa raggiunta rappresenta senza dubbio un passaggio fondamentale che ci spinge ad affermare che l’Ue è stata all’altezza della sua storia
La responsabilità
Anche quando alcune posizioni sembravano insuperabili, non è mai mancato il profondo senso di responsabilità nei nostri popoli. Non potevamo accedere a un mediocre compromesso
Apertura all’opposizione
Sul piano della ripresa ci confronteremo con il Parlamento. Dobbiamo impegnarci anche per aumentare la fiducia nelle istituzioni