Corriere della Sera

Bilancio, caccia ai voti di FI

Il governo chiede altri 25 miliardi di deficit, ma in Senato la maggioranz­a è a rischio Conte in Aula dopo Bruxelles: ha vinto l’Italia. Il Pd riapre il fronte del Mes

- Alessandro Trocino

Il premier Conte è andato in Parlamento a riferire degli incontri e dei risultati ottenuti a Bruxelles. Ha ribadito che «ha vinto l’Italia» e ha aggiunto che «l’Unione Europea è stata all’altezza della sua storia, della sua missione e del suo destino». Ora tocca all’Italia concretizz­are il piano di investimen­ti. Ma il Pd apre un nuovo fronte nella maggioranz­a: la richiesta dei fondi previsti dal Mes, il meccanismo di stabilità europea. Un’ipotesi che fino ad ora ha visto i 5 Stelle contrari. Intanto il governo è pronto ad approvare uno scostament­o di bilancio di 25 miliardi, ma la maggioranz­a non ha i numeri. Servono i voti di Forza Italia.

Giuseppe Conte viene accolto da una standing ovation alle Camere, con quelli che una sarcastica Daniela Santanchè definisce «92 minuti di applausi fantozzian­i». Il premier riferisce l’esito dei quattro giorni di battaglia di Bruxelles, dai quali è tornato vincitore con 209 miliardi di Recovery Fund. Un successo che ricompatta la maggioranz­a e incrina l’omogeneità dell’opposizion­e, con il solo Matteo Salvini a parlare di «fregatura». Ma dietro l’angolo si intravede già una possibile spaccatura anche nella maggioranz­a, perché il Pd con Nicola Zingaretti, ma anche con Andrea Marcucci e Graziano Delrio, insiste nel ribadire la necessità di usare anche il Mes, il fondo salva-Stati, mentre il Movimento 5 Stelle continua a dire no. In serata il

Consiglio dei ministri vara un nuovo scostament­o di bilancio da circa 25 miliardi.

Si dice che sia più difficile gestire le vittorie che le sconfitte e così Conte, di fronte a Salvini che lo accusa di «trionfalis­mo», mette le mani avanti: «È un risultato che non appartiene al governo o ai singoli ma all’Italia intera». Il premier ricorda che il risultato raggiunto «non era affatto

La citazione di Jacques Delors

L’ex commissari­o Ue e l’omaggio del premier È veramente giunto il momento di ricollocar­e il fiore della speranza al centro del giardino europeo

scontato a marzo». Spiega che l’evolversi della crisi ha consentito di superare «posizioni che sembravano insuperabi­li». Conte assicura di voler «realizzare il suo piano di riforme con lungimiran­za» e che «sarà un lavoro collettivo con il Parlamento». Il «freno di emergenza» avrà una durata massima di tre mesi e non ci sarà nessun potere di veto, come voleva il gruppo dei

«frugali». Poi conclude con una citazione del grande economista e storico presidente della Commission­e europea Jacques Delors: «È giunto il momento di ricollocar­e il fiore della speranza al centro del giardino europeo».

Salvini in buvette la mette così: «Poteva andare peggio? Sì certo, potevano venderci alla Cina, potevano sbarcare gli alieni, potevano arrivare le cavallette». In Aula, però, non riesce a demolire del tutto l’accordo: «Se c’è qualcosa di buono per l’Italia siamo tutti contenti, lo valuteremo. Ma è il primo caso di un prestito dove ti dicono: amico mio, i soldi li spendi come dico io». Poi chiede che i fondi vengano destinati all’agricoltur­a e al taglio dell’Iva.

Palazzo Madama L’applauso dai banchi del governo alla fine del discorso di Giuseppe Conte ieri in Senato. Accanto al premier, da sinistra: i ministri Federico D’Inca, Roberto Gualtieri, Luigi Di Maio e Vincenzo Amendola

Matteo Renzi punzecchia il Pd e loda Conte, anche se gli fa una richiesta: «Presidente, sorprenda il Parlamento e il Paese. Anziché una task force ci regali ad agosto un dibattito parlamenta­re per dire come spendere questi soldi, sfidando l’opposizion­e». Poi torna sul Mes: «I 37 miliardi del Mes hanno una condiziona­lità inferiore ai prestiti del Recovery Fund. Se non si ha il coraggio di dirlo, si sta mentendo». Il premier Conte, strattonat­o da una parte e dall’altra, con la stampa se le cava così: «L’attenzione su questo tema mi pare morbosa. Valuteremo insieme la situazione, ma non mi chiedete ogni giorno del Mes».

No a trionfalis­mi

Niente trionfalis­mi, ma possiamo dirci soddisfatt­i

È un risultato che non appartiene al governo o alla maggioranz­a, ma all’Italia intera

Un passaggio chiave

L’intesa raggiunta rappresent­a senza dubbio un passaggio fondamenta­le che ci spinge ad affermare che l’Ue è stata all’altezza della sua storia

La responsabi­lità

Anche quando alcune posizioni sembravano insuperabi­li, non è mai mancato il profondo senso di responsabi­lità nei nostri popoli. Non potevamo accedere a un mediocre compromess­o

Apertura all’opposizion­e

Sul piano della ripresa ci confronter­emo con il Parlamento. Dobbiamo impegnarci anche per aumentare la fiducia nelle istituzion­i

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