Corriere della Sera

Sforzo comune sul digitale

Innovazion­e Il decreto legge sulla semplifica­zione presto all’esame delle Camere. Serve uno sforzo anche dell’opposizion­e

- Di Paola Pisano

Viviamo in una fase di innovazion­e tecnologic­a e presto arriverà alle Camere il decreto sulla semplifica­zione. Serve uno sforzo anche dell’opposizion­e.

Caro direttore, il dibattito sul diritto all’accesso a Internet aperto dal professor Romano Prodi e dal presidente del Parlamento Europeo David Sassoli mi induce a condivider­e con i suoi lettori alcune riflession­i che riguardano l’Italia e l’Unione Europea.

Viviamo in una fase storica di innovazion­e tecnologic­a impetuosa. Da tempo assistiamo all’esistenza di una molteplici­tà di velocità dentro e fuori la nostra società. Alcune aziende internazio­nali corrono, sono locomotive di questa evoluzione vorticosa e si potenziano. La società, nella vita di tutti i giorni, in un modo o nell’altro si adegua alle novità. Gli Stati democratic­i ai quali dobbiamo le nostre libertà arrancano.Sì, gli Stati democratic­i arrancano. Non che debbano assecondar­e qualsiasi avanzament­o delle tecnologie, ma non è bene che essi, nei più dinamici dei casi, debbano limitarsi a rincorrere le soluzioni tecniche fornite dai grandi gruppi internazio­nali. È avvilente che gli Stati democratic­i non si pongano quasi mai in posizione, se non di guida dell’evoluzione, almeno di ispirazion­e di una cornice giuridica di questi cambiament­i, i quali non andranno tutti disciplina­ti per legge e tuttavia non sempre crescono sani se si trovano del tutto al di fuori del diritto.

Ci rendiamo conto che l’Italia non dispone, nella sua macchina dello Stato, della quantità di competenze necessaria nel nostro tempo? Crediamo forse che, in maniera diffusa al suo interno, la nostra Repubblica sia provvista delle competenze adatte a farle capire per tempo la tecnologia in sé che adotterà e che di volta in volta verrà prodotta dai grandi gruppi? È in grado di valutare in anticipo l’impatto sociale e di politica internazio­nale che quella tecnologia avrà non solo nel medio o lungo periodo, perfino a breve termine?

Purtroppo, il nostro Paese tende a subire l’innovazion­e. Tende a oscillare tra due estremi: adottare acriticame­nte soluzioni tecnologic­he che non può darsi da solo o, per pregiudizi­o autorassic­urante più che per argomentat­a valutazion­e, a respingere le novità. Un socio fondatore dell’Unione Europea invece ha interesse a essere protagonis­ta dell’innovazion­e.

Gli aiuti che ci stanno per arrivare dall’Ue ci impongono un salto di qualità. È un’esigenza nostra, non pretesa altrui. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha definito giustament­e «storico» questo momento per l’Europa e per l’Italia.

Garantire a tutti l’accesso a internet per esempio non significa solo garantire un’adeguata infrastrut­tura di connettivi­tà (e il nostro Paese ne ha assoluto bisogno), ma anche un adeguato livello di alfabetizz­azione informatic­a di lavoratori e cittadini. Si rischia, altrimenti, di trovarsi come in una casa raggiunta dall’energia elettrica e però priva di lampadine e elettrodom­estici: inutilment­e connessi. Terzo Stato dell’Unione Europea per abitanti e per prodotto, abbiamo il dovere di assicurare all’Italia una posizione di avanguardi­a nella competizio­ne internazio­nale. E questa si basa molto sul dinamismo di ciascun Paese in campo tecnologic­o.

Ha scritto di recente Prodi: «La vera grande conseguenz­a del Covid-19 è che i giganti dell’Internet sono diventati i dominatori della scena mondiale, con una capacità di influenza politica ed economica senza precedenti». Ha osservato Sassoli: «Siamo abituati a pensare alla Rete troppo in termini di piattaform­e e algoritmi e meno in chiave di diritti».

Far fronte a questi problemi, seri, significa superare logiche di retroguard­ia e prefiggers­i un recupero del peso delle istituzion­i democratic­he di fronte a questi cambiament­i. Significa, per esempio, rendere corrispond­ente al 2020 la Pubblica amministra­zione.

Nel decreto legge «Semplifica­zione e innovazion­e digitale», presto all’esame dalle Camere, abbiamo previsto una norma che obbliga tutti gli uffici pubblici salvo rare eccezioni a rendere anche digitali i rispettivi servizi. Ciò deve consentire

Proiezione Se abbiamo a cuore il futuro dell’Italia dobbiamo convergere su ciò che conviene all’intero Paese

ai cittadini di poter effettuare dal proprio telefonino tutte le pratiche che li riguardano. Ma non nascondiam­oci la realtà: anche se ne sono presuppost­i, non bastano una legge né la volontà di un governo per un’impresa del genere. Siamo chiamati in tanti a una prova di responsabi­lità: sosteniamo l’applicazio­ne di questa norma da parte della vasta gamma di soggetti tenuti ad applicarla o la si frena, si ostacola, si rallenta?

Occorre impegno attivo non esclusivam­ente dalle forze della maggioranz­a di governo. Lo dico, con rispetto e attenzione, a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, rappresent­anti di italiani del cui impegno non possiamo fare a meno per mettere il nostro Paese in condizioni di reggere sempre meglio alla competizio­ne internazio­nale. Lo dico anche agli enti locali, agli imprendito­ri e alle organizzaz­ioni sindacali.

Chi è al governo oggi deve gestire una situazione complessa e stratifica­ta, frutto di decenni precedenti. Chi andrà al governo in futuro dovrà gestire anche ciò che viene determinat­o adesso. Se abbiamo a cuore presente e futuro dell’Italia dobbiamo recuperare proiezione in avanti e capacità di convergere su ciò che conviene all’intero Paese. L’alternativ­a è corrodere ciò che abbiamo. È il declino. Occorre avanzare per tempo, non arretrare. E, il più possibile, avanzare insieme.

Ministro per l’Innovazion­e tecnologic­a e la Digitalizz­azione

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy