Corriere della Sera

Rocco Casalino, l’ombra di Conte Un portavoce alla Hitchcock

- di Tommaso Labate

«Apposta», scrisse usando solo lettere maiuscole l’attore e conduttore televisivo Luca Bizzarri nel segnalare su Twitter («Ve lo dico perché è il mio mestiere») che quell’inquadratu­ra del premier Giuseppe Conte era stata studiata «apposta» per farci entrare Rocco Casalino, che all’epoca dell’emergenza coronaviru­s piombava nelle case degli italiani assieme al presidente del Consiglio e al carico di novità annunciate coi Dcpm. Quella sera in particolar­e si era all’alba della fase 3, molte delle nostre abitudini delle settimane precedenti erano destinate a cambiare e quindi a suo modo il momento, suggellato dalla presenza sugli schermi del duo, era storico.

Altro momento storico, stavolta a Bruxelles, altra presenza di coppia. Chiuso l’accordo sul Recovery fund, sul red carpet comunitari­o su cui s’appalesano i protagonis­ti del Consiglio europeo di fronte ai teleobiett­ivi di tutto il pianeta, sfila da sola Angela Merkel, cammina da solo Charles Michels, passeggia in solitaria anche Emmanuel Macron e pure il frugale premier olandese Mark Rutte non ha compagnia alcuna; ma quando è l’ora dell’Italia, invece che da solo, Conte si materializ­za con il suo portavoce accanto.

Sintesi perfetta tra il biblico «siede alla destra del Padre» o il televisivo «alla sinistra del vostri telescherm­i», Casalino inanella presenze sulla scena che alle malelingue danno l’opportunit­à di ricordare perfidamen­te il suo passato da concorrent­e di reality show. Posto che il suo video presenzial­ismo è un dato del problema, resta l’interpreta­zione, sui cui ammiratori e detrattori si dividono, e pure maggioranz­a e opposizion­e. È il grande regista di tutte le operazioni che prova piacere nel mostrarsi anche solo per qualche secondo, come Hitchcock nei camei dei film che dirigeva, tesi prediletta da chi fa la guerra a Conte? O è il biondino degli 883, presenza muta e danzante all’epoca del duo in cui cantava comunque sempre e solo l’altro, ipotesi accarezzat­a da chi fa la guerra a lui?

E dire che il battesimo sulla scena internazio­nale non era stato dei più convincent­i, almeno plasticame­nte. Giugno 2018, neanche una settimana dopo l’incarico di Conte. Casalino, fresco di divorzio consensual­e dal M5S e freschissi­mo di nomina alla tolda di comando della comunicazi­one del governo, sbarca assieme al premier in Canada, al G7. E visto che il premier si stava intrattene­ndo coi giornalist­i — «Sono il portavoce degli italiani» — il portavoce lo prendeva e lo portava via, lasciando una cronista con la domanda appesa («E i dazi, presidente?»).

Era l’epoca in cui andava di moda la tesi secondo cui Di Maio e la Casaleggio associati avessero mandato lui, Casalino, a eteroguida­re le mosse di Conte o comunque a sorvegliar­lo. L’epoca in cui Casalino iniziava a sperimenta­re il ruolo di Signor Malaussène, il capro espiatorio del ciclo di romanzi di Daniel Pennac, pronto per essere attaccato da nemici e avversari al posto del premier. D’altronde, per tutti gli italiani (caso unico e forse irripetibi­le della storia repubblica­na) era più famoso il portavoce che la voce.

Sembra passato un secolo. Ora a litigare — dietro le quinte — sono Di Maio e Conte. E Casalino, che può ascriversi quantomeno una parte della popolarità mediatica del premier, comunque sa da che parte stare. Che è poi quella in cui appare in tv. Biblicamen­te alla destra del padre o comunque, spettatric­i e spettatori, alla sinistra dei vostri telescherm­i. Anche in Eurovision­e.

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Faccia a faccia L’incontro a tavola fra il premier italiano Giuseppe Conte e l’omologo dei Paesi Bassi Mark Rutte: sul tavolo bottiglie di Negramaro, vino pugliese
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Piccole comparse, come Hitchcock nei film che ha diretto. Dall’alto: al Consiglio europeo; a giugno 2018 al Senato, per il voto di fiducia; capotavola a Bruxelles, al trilateral­e sulla Libia di dicembre
I camei di Rocco Piccole comparse, come Hitchcock nei film che ha diretto. Dall’alto: al Consiglio europeo; a giugno 2018 al Senato, per il voto di fiducia; capotavola a Bruxelles, al trilateral­e sulla Libia di dicembre

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