Corriere della Sera

Proroga dello stato d’emergenza A decidere sarà il Parlamento

La decisione della maggioranz­a: non ci sarà prolungame­nto automatico Il rischio che una «forzatura» del governo non avesse i numeri in Senato

- Maria Teresa Meli

Giuseppe Conte, tornato vittorioso da Bruxelles, ieri ha proposto di prorogare lo stato d’emergenza fino al 31 ottobre. «È un atto necessario al fine di snellire le procedure per l’acquisto del materiale indispensa­bile per far ripartire le scuole, come i banchi e le mascherine. Le scuole non possono non ripartire in sicurezza», ha spiegato nel corso del vertice serale con i capidelega­zione della maggioranz­a, che ha preceduto la riunione del Consiglio dei ministri. All’incontro erano presenti il titolare del dicastero dell’Economia Roberto Gualtieri, il ministro della Cultura Dario Franceschi­ni, della Giustizia Alfonso Bonafede, dell’Agricoltur­a Teresa Bellanova, della Salute Roberto Speranza e il sottosegre­tario Riccardo Fraccaro. Ma alla fine si è stabilito di rinviare. Niente proroga in Cdm. Meglio aspettare prima un passaggio parlamenta­re, hanno chiesto a Conte gli alleati. «Per correttezz­a», ha ammesso il premier. E anche per una banale questione di numeri, che al Senato rischiavan­o di non esserci di fronte a una forzatura del governo. Oltre che per una questione di opportunit­à, tant’è che alla fine il premier ha osservato: «Devo andare prima in Parlamento, non posso presentarm­i alle Camere con atti già fatti».

Del resto, da giorni il presidente del Consiglio sa bene che il centrodest­ra è sul piede di guerra: «La proroga rappresent­erebbe un danno reputazion­ale per il Paese», tuonava ieri Mariastell­a Gelmini. E il premier vuole muoversi con prudenza. Ma proroga comunque sarà, perché, come ha spiegato lo stesso Conte, «non esistono alternativ­e».

E dal Nazareno era già arrivato in mattinata il via libera: per Nicola Zingaretti ogni decisione che il governo decidespie­gava rà di assumere va bene, vista la sintonia che c’è stata tra il presidente della Regione Lazio e l’esecutivo durante la gestione dell’emergenza. E infatti nel corso del vertice di maggioranz­a Dario Franceschi­ni ha osservato: «Il prolungame­nto dello stato d’emergenza è inevitabil­e».

La posizione di Roberto Speranza, con cui il presidente del Consiglio si era consultato al ritorno da Bruxelles, era simile a quella del Pd: ok allo stato d’emergenza, però previo passaggio in Parlamento. In realtà gli unici a nutrire qualche perplessit­à in questi giorni sono stati gli esponenti di Italia viva. «Non c’è nessun bisogno di prorogare lo stato d’emergenza — due giorni fa Matteo Renzi — anche se ci sono presunti esperti che ogni giorno annunciano una catastrofe. Sembrano Massimo Troisi con Roberto Benigni in Non ci resta che piangere: “Ricordati che devi morire”. Ma noi diciamo stop alla strategia della paura». Ieri, però, pure Iv aveva deciso di abbassare i toni. Anche perché la ripartenza della scuola è uno dei cavalli di battaglia di Renzi. Ed è soprattutt­o a questo scopo, come ha poi spiegato ieri nella riunione Conte, che la proroga si rende «necessaria», perché senza passare per le vie brevi i tempi per l’acquisto dei nuovi banchi monoposto e delle mascherine rischiano di allungarsi troppo.

«La proroga dello stato d’emergenza — faceva perciò sapere il vice presidente della Camera di Italia viva Ettore Rosato — va bene, ma va fatta con equilibrio ed intelligen­za». E Bellanova, con il pragmatism­o che la contraddis­tingue, nella riunione chiedeva di conoscere «le evidenze scientific­he che costruisco­no i presuppost­i per la proroga». Comunque anche per la ministra dell’Agricoltur­a il passaggio in Parlamento era ineludibil­e. E Conte accettava e osservava: «I tecnici ci dicono che abbassare la guardia adesso sarebbe un tragico errore. Non vanifichia­mo il lavoro fatto».

Il premier

Per Conte è «corretto» sentire le Camere ma alla decisione «non ci sono alternativ­e»

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