Corriere della Sera

«Lo scoppio della malattia accentua le disuguagli­anze No ai vaccini per pochi»

Monsignor Paglia: le risorse vanno distribuit­e bene

- di Paolo Conti

Monsignor Vincenzo Paglia, il titolo del documento della Pontificia Accademia della Vita che lei presiede è «Humana communitas nell’era della pandemia». Ma c’è oggi una comunità umana?

«È il titolo della lettera di papa Francesco all’Accademia nel 25° anniversar­io della fondazione in cui ci chiede di riflettere sulle relazioni che uniscono la comunità umana e generano valori, obiettivi, reciprocit­à. La pandemia mostra la nostra interdipen­denza ma accentua le disuguagli­anze: siamo tutti nella stessa tempesta, ma non sulla stessa barca. Le più fragili affondano. Il nostro modello di sviluppo ci ha portati fin qui, mettendoci in ginocchio. La scienza non ha risposte definitive. Dobbiamo riflettere».

Come conciliare la speranza con la realtà?

«Con una visione che abbracci tutti i popoli. Perdiamo persone care e punti di riferiment­o, le caratteris­tiche della contempora­neità vanno ripensate perché siano sempre più degne della comunità umana, all’altezza dell’uomo vulnerabil­e e fragile, di bambini e anziani che meritano più cura».

C’è un rapporto tra Covid e sfruttamen­to delle risorse? Non è dietrologi­a ecologica?

«Non è dietrologi­a! Tante scelte agricole, industrial­i, logistiche si sono sommate e gli effetti amplificat­i. La deforestaz­ione ha messo gli animali selvatici a contatto con habitat umani in cui l’allevament­o intensivo sottopone il bestiame alla logica della produzione industrial­e. L’insieme facilita il salto dei microrgani­smi patogeni da una specie all’altra, fino all’uomo. La ricerca sui vaccini non può rispondere solo agli interessi di pochi ma deve svolgersi con responsabi­lità a vantaggio di tutti».

Cosa insegna il Covid alla società italiana sulla sanità?

«Equilibrar­e meglio la produzione e la distribuzi­one delle risorse investite nella prevenzion­e e nella cura. Attenzione ai grandi ospedali e ai centri specializz­ati, ma anche alle reti territoria­li, all’economia familiare, alla sussidiari­età. Occorrono comportame­nti responsabi­li per tutelare il proprio benessere ma anche quello degli altri».

Qual è il ruolo della comunità cristiana nella crisi?

«Può aiutare a interpreta­rla per comprender­e più in profondità che la fragilità è una dimensione costitutiv­a della condizione umana come la fraternità universale. Occorre una conversion­e morale. Non solo sul piano dell’ecologica, come papa Francesco sostiene nella Laudato si’. È urgente il coinvolgim­ento della coscienza di tutti e un cambiament­o che ci renda solidali per un futuro dove nessuno è escluso».

Le cure

Attenzione a grandi ospedali e centri specializz­ati ma anche alle reti territoria­li

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