Corriere della Sera

Quanto sono contagiosi Perché in alcuni il tampone cambia spesso risultato

- (LaPresse) Silvia Turin

Che cosa significa essere debolmente positivi?

«Significa avere un tampone positivo con rilevazion­e, nel test molecolare, di parti di genoma del virus — spiega Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazio­ne Microbiolo­gi Clinici Italiani e della Federazion­e Italiana Società Scientific­he di Laboratori­o —: il tampone amplifica i microrgani­smi virali presenti nel campione prelevato e, con i debolmente positivi, il risultato arriva solo dopo numerosi cicli di amplificaz­ione».

Essere debolmente positivi significa essere contagiosi?

«Potenzialm­ente nel soggetto ci possono essere solo tracce del genoma e quindi non esserci più il virus, oppure ci può essere un virus a bassa carica non contagioso, o ancora, un virus a bassa carica che infettereb­be ancora».

Come possiamo saperlo con certezza?

«L’ospedale San Matteo di Pavia ha verificato un test che lo può definire: si tratta di eseguire un esame di laboratori­o supplement­are e mettere in coltura il materiale provenient­e dal tampone di un sospetto positivo e vedere se si replica (e quindi ha capacità infettiva). Su 280 pazienti clinicamen­te guariti con cariche virali basse, meno del 3 per cento aveva la possibilit­à di infettare. Il lavoro è stato inviato all’Istituto Superiore di Sanità perché si pronunci in merito».

Un debolmente positivo che infetti un’altra persona causerebbe nel contagiato una malattia seria o debole?

«Dipende dalle condizioni della persona contagiata: anche un solo virus che replica può dare una malattia importante in un individuo immunodepr­esso».

Un debolmente positivo è guarito o può peggiorare di nuovo?

«Sono tutte persone senza sintomi. Non è mai capitato che peggiorass­ero nuovamente, ad oggi».

Si può diventare negativi e poi ancora debolmente positivi?

«Dipende più che altro dalla “raccolta” di cellule che viene effettuata con il tampone: se raccolgo cellule con tracce di virus avrò un risultato positivo, se a livello nasale o faringeo raccolgo cellule senza virus, l’esito sarà negativo (e poi magari ancora positivo)».

Perché in Lombardia ci sono così tanti casi di questo tipo?

«Dipende dal numero dei malati che la Lombardia ha avuto, il più elevato in Italia».

Quando potrebbero uscire dall’isolamento i debolmente positivi?

«Si potrebbe applicare la norma del singolo tampone negativo senza dover ripetere il secondo (attualment­e servono due tamponi negativi, con il secondo a distanza di 24 ore dal primo, ndr). Spesso un tampone risulta negativo e il successivo debolmente positivo».

L’incidenza

«Qui i casi sono più che altrove perché è la regione con il numero più alto di malati»

L’Italia potrebbe adottare la raccomanda­zione dell’Oms che considera non più contagiosa una persona che non ha più sintomi da tre giorni?

«Dopo tre giorni senza sintomi sappiamo che la malattia non c’è più, ma non possiamo dire con certezza che il virus è scomparso. Potrebbe anche emergere un problema medico-legale, nel caso di contagio di soggetti immunodepr­essi a partire da persone debolmente positive che lasciano l’isolamento. In questo momento sarebbe meglio essere più cauti, visto che viviamo la coda di un’epidemia non ancora conclusa».

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Le opere Uno dei murales realizzati a Quarto Oggiaro dall’artista Cosimo Cheone per il personale sanitario dell’ospedale Sacco di Milano

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