Corriere della Sera

Vaccino, Trump dà 2 miliardi alla Pfizer

Prenotati 100 milioni di dosi in vista della terza fase di test Il presidente: «Sarà gratis negli Usa, a disposizio­ne degli altri»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

Altri due miliardi di dollari. L’amministra­zione Trump continua a spingere sulla produzione e distribuzi­one del vaccino anti Covid19. Ieri ha concluso un contratto con la società americana Pfizer che sta lavorando da mesi con la tedesca BioNTech. Il governo americano prenota 100 milioni di dosi da ritirare più o meno alla fine dell’anno, con un’opzione ad acquistarn­e altre 500 milioni in seguito. Il contratto prevede un finanziame­nto di 1,92 miliardi di dollari: è il più alto contributo versato finora dalle casse federali.

Il progetto di Pfizer, uno dei grandi gruppi del settore farmaceuti­co, è al momento tra i più avanti nel mondo. A breve comincerà la fase tre della sperimenta­zione, cioè la prova su migliaia di volontari per verificare l’efficacia del prodotto e l’assenza di controindi­cazioni.

L’alleanza con BioNTech ha consentito di puntare su una tecnologia mai utilizzata finora, basata sul cosiddetto «messaggero Rna». In sostanza il composto chimico dovrà stimolare una risposta antivirus da parte del sistema immunitari­o.

La scienza e l’industria americane sono lanciate a tutta velocità. L’idea è di tagliare i tempi, sovrappone­ndo procedure normalment­e distinte. Il momento decisivo dovrebbe arrivare in autunno, quando si saprà se il vaccino avrà superato i test. A quel punto il dossier passerebbe alla Fda, la Food and Drug Administra­tion, l’autorità federale che ha il compito di autorizzar­e la commercial­izzazione di alimenti e medicine. La novità è che Pfizer inizierà la produzione senza aspettare il via libera della Fda. Una specie di scommessa al buio, coperta con i soldi federali. Se tutto andrà bene, se la Fda non solleverà obiezioni, ecco che gli impianti potrebbero confeziona­re le prime dosi del vaccino entro l’anno. In caso contrario, bisognerà buttare via tutto e rimettere mano a formule chimiche e macchinari.

È un percorso che verrà seguito anche dalle altre aziende in corsa. Come Moderna, base a Cambridge in Massachuse­tts. Oppure come Novavax, il caso più recente e anche il più sorprenden­te. Il 17 giugno scorso questa corporatio­n del Maryland ha annunciato di aver incassato 1,6 miliardi di dollari dal governo di Washington per mettere a punto un vaccino, pur non avendone mai prodotto uno. L’accordo con Novavax è simile a quello appena concluso con Pfizer. Trump si riserva il diritto di acquistare 100 milioni di dosi entro inizio 2021.

Nella conferenza stampa di martedì scorso, il presidente, oltre ad avere per la prima volta invitato gli americani «a indossare la mascherina», ha annunciato «importanti sviluppi a breve per il vaccino». Lo sforzo finanziari­o è consistent­e. Nel complesso, come si legge sul sito ufficiale, il ministero della Salute ha stanziato 5 miliardi e 737 milioni di dollari, suddivisi tra sette candidati: Pfizer, 1,92 miliardi; Novavax, 1,6; AstraZenec­a,1,2; Moderna, 483 milioni; Janssen, 456 milioni, Merck and Iavi, 38 milioni; Sanofi, 30,7 milioni.

Trump ha assicurato che il vaccino sarà gratuito per tutti gli americani e che «sarà messo a disposizio­ne» degli altri Paesi del mondo. Non è ancora chiaro, però, a quali condizioni.

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