Corriere della Sera

Il pasticcio della legge elettorale Il veto di Iv blocca la maggioranz­a

Zingaretti: votiamo il testo anche se andiamo sotto. Salvini: io ci sto se ci sono subito le urne

- Giuseppe Alberto Falci

Sulla legge elettorale Matteo Salvini frena Nicola Zingaretti: «Io sono pronto solo se si vota la settimana dopo, ma non è questa la priorità del Paese». Intanto, radio Montecitor­io registra un’altra giornata di stallo sulla riforma del sistema voto. Non a caso Nicola Zingaretti è infuriato. E quando attorno all’ora di pranzo apprende che il famoso Germanicum — un proporzion­ale con sbarrament­o al 5 per cento sul quale nel gennaio scorso Pd, M5S e Iv siglarono un accordo — non approderà in aula il 27 luglio perché rinviato, sbotta davanti ai suoi: «Io vado comunque avanti».

E andare avanti significa ripartire da dove l’iter si è interrotto. La legge elettorale si incaglia all’ora di pranzo. Alle 13 infatti si riunisce l’ufficio di presidenza della I Commission­e. Ordine del giorno: calendariz­zare il voto sul Germanicum. Succede però che all’unanimità si decide di rinviare. La ragione ufficiale è connessa alla composizio­ne della stessa commission­e che non risulta ancora regolare, perché il M5S ha un membro in più che non ha fatto decadere.

Insomma, tecnicismi procedural­i che rimandano la discussion­e e la votazione del testo base a data destinarsi. Se questa è la versione ufficiale poi c’è quella ufficiosa fatta di indiscrezi­oni e di retroscena. I renziani rivelano che «la maggioranz­a non ha i numeri. Sarebbe finita 24 a 23». Anche perché proprio Iv ha cambiato idea e voterebbe contro. Spiega Federico Fornaro (LeU) uscendo dalla riunione: «L’impasse dipende da Iv, non certo da noi. Ribadisco la nostra totale condivisio­ne su un sistema proporzion­ale puro. L’unica nostra riserva riguarda la soglia di sbarrament­o». Al Nazareno non si arrendono. Raccontano che Zingaretti abbia subito chiamato il capogruppo Graziano Delrio. Sintesi estrema della telefonata: «Bisogna riconvocar­e l’ufficio di presidenza. Se dovesse andare male, mani libere». Esce un’Ansa che recita così:« Il Pd ha chiesto di riconvocar­e l’ufficio di presidenza della Commission­e affari costituzio­nali e cambiare la decisione che aveva preso».

Nel pomeriggio a Montecitor­io, sempre Delrio, incontra il capogruppo del M5S, Davide Crippa. Il messaggio è forte e chiaro: «Si va avanti». Ma il centrodest­ra compatto dice «no alla riconvocaz­ione del calendario» e Maria Stella Gelmini (Forza Italia) sottolinea che «il Pd e Zingaretti non decidono il calendario».

Caos al caos che rimanda tutto al prossimo Ufficio di presidenza della I commission­e che sarà convocato solo dopo la conferenza dei capigruppo (oggi alle 14) e la conseguent­e calendariz­zazione della legge elettorale. Con un dettaglio: una volta riconvocat­o, Pd e M5S rischiano di non avere la maggioranz­a.

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