Corriere della Sera

Spariti i vecchi caffè Nelle sere d’estate è il trionfo della bibita nei bar all’aperto

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Fra tutte le grandi città italiane, la nostra è quella in cui il tipo del caffè tradiziona­le, ampio, accoglient­e, coi sofà attorno alle pareti, nel quale è consentito indugiare ore e ore, oziando, scorrendo i giornali, intreccian­do chiacchier­e, col solo obbligo di centellina­re un «espresso» o un bicchier d’acqua , non ha più un modestissi­mo rappresent­ante. Troppa la gente premuta dagli affari, troppa la fretta che segna il tempo alla vita cittadina e troppo cari gli affitti per tenere aperti vasti locali a disposizio­ne dei perdigiorn­o squattrina­ti. Qui trionfa in pieno il bar, agile, comodo, dinamico, servizievo­le che assolve benissimo il compito di dar da bere alla svelta alla gente che passa. Ma di sera, e d’estate, è tutt’altra cosa. Il Municipio ha appena finito di concedere a migliaia i permessi di occupazion­e di suolo pubblico, misurando lo spazio di marciapied­e da sottrarre ai pedoni; e son per lo più permessi invocati a dilatare, più che è possibile, fuori dell’uscio, le botteghe anguste e preparare terrazze, giardinett­i, recinti: caffè

Mancando spiagge, si fabbricano oasi di riposo che, complice la notte, possono darsi qualche aria romantica

all’aperto, insomma, di tutte le misure. Fuori che nel corso Vittorio Emanuele, le concession­i si estendono a tutta la città, dalla piazza del Duomo, dove si lesina il centimetro quadrato, alla periferia, ove i marciapied­i son così ampi che si può sottrarne una buona metà ai viandanti. In questo la città si è conquistat­a un primato. In mancanza di spiagge, di vette urbane, di giardini adeguati, si fabbricano oasi di riposo che, complice la notte, possono darsi qualche aria romantica.

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La pagina Il «Corriere milanese» del 7 luglio 1933 con la notizia

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