Corriere della Sera

La serietà oltre ai meriti sul campo

- di Arianna Ravelli

Se c’è una cosa che innervosis­ce Stefano Pioli è sentirsi dire che è una «brava persona», definizion­e che si usa spesso per parlare di lui, per la semplice ragione che è vera. Ma quando la si tira fuori per un allenatore (e forse non solo), sembra quasi sottintend­ere che gli aspetti umani prevalgono sulle qualità profession­ali, se non addirittur­a che si è troppo gentili per vivere in un ambiente di pescecani. Se Pioli è stato riconferma­to al Milan lo deve sicurament­e alle sue doti profession­ali, che hanno portato risultati, gioco brillante, valorizzaz­ione della rosa in generale e crescita dei giovani in particolar­e. Ovvero tutto quello che Elliott (e quindi l’ad Ivan Gazidis) avrebbe chiesto a Ralf Rangnick e si è accorto di avere già in casa. Però Pioli ha anche fatto di più, «si è comportato da gentleman» per dirla con il presidente Scaroni: è diventato l’esempio della persona seria, che continua a lavorare quando sembra che altri siano i preferiti e ha un equilibrio interiore più forte dei titoli dei giornali o dei servizi tv che davano già per sicuro l’arrivo di Rangnick. Se di fronte alle stesse voci Boban se n’è andato offeso con un’intervista in cui criticava tutto e tutti, e se Maldini ha espresso pubblicame­nte le sue perplessit­à (a proposito: Pioli va d’accordo sia con Gazidis che con Maldini, che ora resterà: il difficile matrimonio tra l’ad e il dirigente-bandiera è destinato a continuare, ma questa è un’altra storia) Pioli non ha mai detto mezza parola fuori posto. È vero che la società ripeteva a maggior ragione a lui quello che faceva filtrare all’esterno, ovvero che nulla era deciso, che le valutazion­i sull’allenatore del futuro erano in corso, ma la maggior parte dei tecnici avrebbe sbraitato, organizzat­o campagne mediatiche, urlato i propri meriti. Pioli no, ha continuato a restare concentrat­o sui propri giocatori (che lo hanno difeso), convinto che la forza delle cose sarebbe stata sufficient­e a spostare equilibri e giudizi. In genere non basta, ma è quello che pensano le brave persone. E per una volta è andata così.

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