I nuovi focolai sono 123: esame per 8 regioni
Per il capo dello Stato i fondi Ue «sono di portata straordinaria»: ora il governo vari un programma tempestivo, concreto, efficace Nel rapporto settimanale crescono i territori con un Rt oltre la soglia La situazione più delicata in Veneto Nove i decess
Regge l’Italia all’urto dei focolai. La situazione resta stabile rispetto alla settimana precedente e l’indice di Rt nazionale (il numero di persone contagiate da un individuo infetto) si mantiene sotto l’1 (0,98). «Il numero di nuovi casi di infezione rimane nel complesso contenuto», ma l’Istituto superiore di sanità parla comunque di «trasmissione diffusa» e di «tendenza in aumento». Il rapporto settimanale della Cabina di regia (ministero della Salute più Iss), creata per monitorare il quadro generale in base alle comunicazioni delle Regioni, si riferisce alle informazioni ricevute tra 20-26 luglio. «I casi di Covid sono in lieve aumento, anche se la situazione resta contenuta, con un R0 di poco al di sotto dell’unità», ha spiegato Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute. «In molte regioni abbiamo diversi focolai a partire da casi importati — ha proseguito —. Ciò è abbastanza atteso dal momento che l’epidemia sta galoppando in diversi Paesi del mondo».
Nuovi casi in aumento
Poteva andare peggio, visto l’assedio. Covid-19 imperversa nel resto d’Europa, con i Paesi balcanici colpiti in pieno dall’ondata di contagi, dall’estero tornano centinaia e centinaia di immigrati da zone dove l’epidemia segna rosso. Un numero da tenere sott’occhio è quello relativo all’incidenza dei casi che negli ultimi 14 giorni è di 5.1 per 100 mila abitanti, in aumento. «La situazione è complessivamente positiva — osservano i tecnici — con piccoli segnali di allerta».
Gli ospedali si stanno svuotando e quindi sono in grado di sostenere un eventuale nuovo impatto di ricoveri. L’età media dei contagiati si attesta sui 40 anni, venti in meno rispetto ai mesi bui di marzo e aprile. Sono otto le Regioni con Rt superiore a 1 (Campania, Lazio, Emilia Romagna, Liguria, Bolzano, Trento,Sicilia, Veneto). Questo conferma l’inaffidabilità del virus che approfitta di ogni occasione per saltare fuori velocemente. Guardiamo il Veneto che sembrava aver svoltato il pericolo e invece si ritrova a 1.66, indice per niente rassicurante. Questo valore non risente ancora del focolaio ora in evoluzione in un centro di accoglienza per immigrati in provincia di Treviso.
I cluster attivi
Nella settimana di monitoraggio, in Italia sono stati riportati 736 focolai attivi, 123 i nuovi, sparsi lungo tutto lo Stivale. Oltre a quelli attribuibili alla reimportazione «vengono segnalati sul territorio nazionale alcune piccole catene di trasmissione di cui rimane non nota l’origine». Non sempre infatti è possibile rintracciare il «paziente zero», a volte purtroppo le indagini sul campo non bastano. I focolai non sono tutti di grandi dimensioni come quello di Treviso. Anzi, la maggior parte sono ristretti a piccoli fuochi di 3-10 casi, ma anche questi fanno numero.
Il virus ha «visitato» il Mugello, vicino Firenze. Sono 360 le persone in isolamento. La maggior parte dei positivi sono ragazzi tra 18 e 30 anni e anche tredicenni che frequentavano un centro estivo dove un educatore di 50 anni ha preso l’infezione. Tutti sono asintomatici o presentano sintomi lievi. All’origine ci sarebbe un ragazzo albanese, tornato in Italia dopo aver partecipato in patria a un funerale. Fra i contagiati di un focolaio nel Salentino, a Carpignano, Lecce, c’è anche un bambino di 4 mesi. Sta bene, come il piccolo trovato positivo qualche giorno prima.
In Valle d’Aosta è sotto controllo la situazione nel comune di Nus, così come quella nella comunità di Introd.
Il bollettino giornaliero
In Italia dall’inizio dell’epidemia almeno 247.537 persone hanno contratto il virus, 379 in più rispetto a ieri. I soggetti positivi diagnosticati sono 12.422. In tutto 35.141 morti (ieri sono stati 9). I pazienti ricoverati in ospedale con sintomi sono 716, 41 dei quali in terapia intensiva. E per la prima volta i pazienti in terapia intensiva nel Lazio superano quelli lombardi.
Come si osserva analizzando il bollettino giornaliero, è un continuo saliscendi, segno che l’epidemia non accenna a spegnersi, si è soltanto smorzata. «Quello che conta è la tendenza, non l’escursione giornaliera. Le variazioni sono dovute ai focolai che vengono scoperti e che determinano tanti lievi picchi», dà una lettura dell’andamento l’epidemiologo Paolo D’Ancona, Istituto superiore di sanità.